Nell’era dei social network gli aperitivi a tema acquistano l’ashtag e la promozione si sposta sulla piazza virtuale. Venerdì sera però alcuni produttori hanno voluto presentare alla “vecchia maniera” il prodotto sul quale l’industria del vino sta puntando: ossia l’Asti Secco
Nell’era dei social network gli aperitivi a tema acquistano l’ashtag e la promozione si sposta sulla piazza virtuale. Venerdì sera però alcuni produttori hanno voluto presentare alla “vecchia maniera” il prodotto sul quale l’industria del vino sta puntando: ossia l’Asti Secco. Così, nel Bar Roma di Calamandrana sono state stappate le bottiglie delle Cantine Capetta di Santo Stefano Belbo, per un apericena al sapore una Moscato dallo slogan #iobevoastisecco.
«Per il momento sono state prodotte 350 mila bottiglie ma il nostro obiettivo è di superare i 10 milioni» spiegano Fabrizio Cannaparo e Filippo Molinari, consiglieri di parte agricola del Consorzio dell’Asti. L’Asti Secco è prodotto al 100%con uve Moscato nei 52 comuni produttori e per un totale 3.700 viticoltori. Di questi, 11 produttori si sono vocati all’Asti Secco ma i numeri stanno crescendo. La sfida dei nuovi mercati, che chiedono innovazione e qualità, d’altronde è quella di presentare un prodotto fresco, spendibile in ogni occasione. «L’Asti Secco è naturalmente dolce , secco e aromatico – commenta Dino Scanavino Presidente nazionale Cia – la nostra confederazione ha creduto in questo prodotto dalla prima ora. Adesso serve conquistare prima di tutto gli astigiani e il mercato interno, per poi farlo scoprire e apprezzare anche all’estero».
Così, quella di Calamandrana da il via ad una serie di serate dedicate all’Asti Secco all’ora dell’aperitivo e che interesseranno tutta la Valle Belbo.
l.p.