Per Galvagno è un piano B che merita di essere analizzato, ma nega che si tratti di una nuova linea sui nomadi rispetto al programma di Rasero
La proposta di “compromesso” sui campi nomadi, presentata dal Movimento Civico Galvagno, ha suscitato un vespaio. Tanti i no comment raccolti tra chi, militando nel centrodestra, si è trovato spiazzato e preferisce non gettare ulteriore benzina sul fuoco. Lunedì mattina è stato proprio l’ex sindaco Giorgio Galvagno e fare alcune precisazioni. «La nostra è una proposta, non un cambio di programma – spiega – L’amministrazione vada avanti sul suo intento, abbatta e rada a zero come vorrebbe fare, ma se iniziano a fioccare i ricorsi e se la situazione dovesse restare la stessa per altri 10 anni non sarebbe la strada giusta per risolvere il problema, seriamente, senza prendere in giro i cittadini. Sosteniamo l’amministrazione in tutto e per tutto, ma ci spieghino come intendano superare i campi nomadi evitando che si continuino a spendere molte centinaia di migliaia di euro in un pozzo senza fondo».
Galvagno, che annuncia una visita in via Guerra, difende la sua proposta «come un piano B che merita una riflessione se il piano A non fosse attuabile». L’assessore Gianfranco Imerito, esponente di spicco del Movimento, smorza il tono della discussione riportandolo nei limiti di quello che è, «una proposta alternativa se le leggi italiane ed europee non dovessero consentire la chiusura dei campi, che resta il nostro obiettivo, ma anche di tutte le altre forze politiche favorevoli all’ordine del giorno approvato in Consiglio comunale». «Il programma elettorale quindi non cambia e aggiungo che l’opera di controllo sui campi si è fatta più incisiva con la nuova amministrazione» precisa Imerito.
Il “piano B” di Galvagno viene però visto come più che realizzabile dall’assessore Loretta Bologna, anche lei esponente del Movimento. Interpellata a riguardo, sembra considerarlo più credibile del “piano A”: «Intanto era nel programma elettorale del Movimento Civico che ha portato a casa il 9% delle preferenze. Qui tutti parlano, ma da oggi a 5 anni è impensabile che si chiudano i campi nomadi quindi la nostra sarebbe la soluzione più logica con diritti e doveri per tutti. Quando quei terreni non saranno più esondabili si potranno lottizzare e i nomadi potrebbero costruire a loro spese, pagando gli oneri di urbanizzazione. Avrebbero le utenze intestate e, nel caso non pagassero, verrebbero staccati i contatori».
L’assessore leghista Andrea Giaccone taglia invece corto ricordando il programma votato dagli astigiani. «Ognuno può esprimere le opinioni che vuole, – commenta – ma il programma parla chiaro e penso che anche la messa in sicurezza di quell’area, tale da renderla edificabile, sia del tutto impraticabile».
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Riccardo Santagati