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Bruna e Ungà: storia di un amore travolgente
Attualità

Bruna e Ungà: storia di un amore travolgente

La storia della canellese Bruna Bianco che in un’estate del 1966 conquistò il cuore del grande poeta Giuseppe Ungaretti, precursore dell’ermetismo e padre della poesia moderna

Un amore che non si è piegato alle convenzioni, che ha saputo andare oltre gli stereotipi imposti della società dell’epoca, e di quella attuale, e che oggi rivive nel ricordo della sua dolce protagonista, Bruna Bianco. Fu lei, italo-brasiliana all’epoca ventiseienne, che in un’estate del 1966 conquistò il cuore del grande poeta Giuseppe Ungaretti, precursore dell’ermetismo e padre della poesia moderna. Bruna, che oggi di anni ne ha qualcuno in più, è stata ospite sabato scorso in una sala stracolma della Biblioteca G. Monticone di Canelli, sua città di origine per presentare la raccolta (“Lettere a Bruna”, ed. Mondadori) delle 400 lettere d’amore che Ungaretti le inviò nel corso dei tre anni della loro storia. Una relazione “chiacchierata”, condannata da quella parte della società benpensante che non vedeva di buon occhio il legame tra una giovane donna e un anziano poeta. Un’ostilità retrograda che Bruna non riscontrò però a Canelli, che proprio per questo divenne quasi rifugio di questa coppia di innamorati.

«Perché questo eravamo, innamorati – rivela Bruna con candore e tenerezza, ricordando il suo “Ungà” – Canelli ci accolse come un nido. Venni qui con il mio uomo, fiera e a testa alta. La mia famiglia, nonostante i dubbi e le incertezze seppe avvolgerci in un’aura di comprensione e di amore. Qui, abbiamo vissuto giorni intensi e l’affetto della mia famiglia fu percepito da Ungà che di fatti volle farvi parte, chiedendo a mia cugina Gabriella che nel ’68 era incinta di poter essere, rispettivamente, padrino e madrina di battesimo per questo fagottino in arrivo. Mi disse”Bruna, questo bimbo ci unirà ancora di più”».

Il fagottino fu poi un maschietto, Andrea Conti oggi uomo, ancora fortemente affezionato a quella cugina brasiliana che fu musa di un grande genio della letteratura. «Non ho avuto la fortuna di conoscerlo – ricorda Andrea Conti – Ungaretti rimase a Canelli solo pochi giorni, eppure nel corso di quella settimana seppe dare una tale impronta morale, lasciare un tale segno nella memoria dei miei famigliari che ancora oggi dopo 50 anni lo ricordiamo come se fosse sempre qui con noi. Io sono stato educato sulla base di quello che aveva detto/trasmesso Ungaretti». Per Andrea Conti, la lettura in classe delle poesie di Ungaretti a scuola era una tappa obbligata.

«Curiosamente, però, sono sempre andato male in italiano. La mia era una mente più scientifica» scherza. Il legame, quindi, tra Bruna e la sua famiglia è sempre stato stretto così come testimonia anche la scelta della data della presentazione, il 30 ottobre, che si scopre essere il giorno del compleanno del figlioccio Andrea. D’altronde era proprio Ungaretti che nelle sue missive la spronava a coltivare la potenza dei sentimenti e l’importanza dei legami. «Il primo abbraccio con Ungà fu al termine del nostro primo incontro – ricorda ancora Bruna – Fui attraversata da una scossa. Sentii un tale vigore fisico in lui da esserne ridotta in cenere. E la stessa emozione la provò lui, così come mi scrisse in seguito».

E su quella differenza di età così tanto osteggiata all’epoca si inserisce un commento di Mariangela Santi Parone Presidentessa della Biblioteca e padrona di casa: «dobbiamo ringraziare Bruna per aver saputo accendere l’amore in Ungaretti così come la sua fiamma creativa che ha saputo regalarci gli ultimi capolavori di un genio assoluto». Proprio per questo spirito di condivisione, Bruna ha voluto pubblicare le lettere di Ungà, dopo anni passati nascoste in una cassapanca. «Mi sono resa conto che il messaggio contenuto in queste lettere è universale – spiega Bruna – Non sono indirizzate solo a me ma all’umanità intera. Un messaggio di forza, di speranza per il futuro e soprattutto di amore». 

Lucia Pignari

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