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Le lacrime dei genitori di Elena Cestee la pena per questa verità giudiziaria
Cronaca

Le lacrime dei genitori di Elena Ceste
e la pena per questa verità giudiziaria

Le lacrime di Lucia Ceste e l'abbraccio con il marito Oreste hanno stemperato la grande tensione che regnava nell'aula 1 dove alle 18 di mercoledì il giudice Amerio ha letto la sentenza che

Le lacrime di Lucia Ceste e l'abbraccio con il marito Oreste hanno stemperato la grande tensione che regnava nell'aula 1 dove alle 18 di mercoledì il giudice Amerio ha letto la sentenza che riguardava la morte della loro figlia Elena. Nessuno sconto per Michele Buoninconti, meno che mai l'assoluzione: il giudice lo ritiene colpevole della morte della moglie e lo ha condannato a trent'anni, il massimo possibile per un processo in rito abbreviato.

Omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione che i giudici torinesi del Riesame avevano invece escluso. Un "pacchetto completo" di accuse che rispecchia fedelmente la richiesta fatta dalla pubblica accusa sostenuta con forza, vigore e lucidità dalla dottoressa Laura Deodato che ha lasciato l'aula subito dopo la lettura della sentenza senza rilasciare alcuna dichiarazione.
La tensione era salita fin dal mattino, quando sia il pm che gli avvocati di parte civile e difensori hanno affondato gli ultimi colpi nelle lunghe repliche che sono durate dalle 9,30 alle 14,30. E poi l'attesa, che l'imputato ha vissuto nella cella riservata ai detenuti vicino all'aula di udienza.

Alla lettura della sentenza Michele non ha battuto ciglio, si è alzato subito dopo per lasciare Palazzo di Giustizia e per essere riportato dalla Polizia Penitenziaria al carcere di Verbania. Per i genitori di Elena è stato diverso, la tensione di quasi due anni dalla scomparsa della figlia si è sciolta in un pianto liberatorio. Non hanno voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti ma per loro hanno parlato gli avvocati di parte civile Debora Abate Zaro e Carlo Tabbia: «Sono contenti per la sentenza ma con una profonda delusione nel cuore per aver avuto la conferma che ad uccidere la loro figlia sia stato il genero. E poi ha prevalso la sofferenza di dover tornare a casa per raccontare ai nipoti come era finito il processo, cercando di trovare le parole giuste per riferire che il loro padre è stato riconosciuto colpevole di aver ucciso la madre».

Il giudice ha anche concesso quasi integralmente i risarcimenti chiesti dalle parti civili: 300 mila euro per ciascun figlio, 180 mila ciascuno per padre, madre e sorella, 50 mila euro per il cognato Danilo e 10 mila euro all'associazione Penelope. Parla di sentenza ingiusta, invece, l'avvocato Giuseppe Marazzita che ha preso "in corsa" la difesa di Michele insieme al collega di Ivrea, Enrico Scolari. «Non neghiamo che si sia trattato di un processo molto difficile, fortemente condizionato dalla pressione mediatica ma sappiamo tutti che questa vicenda non finisce qui. Ci sono ancora due gradi per dimostrare l'innocenza di Michele».
Le motivazioni della sentenza arriveranno fra 90 giorni e i difensori avranno altri 45 giorni di tempo per presentare ricorso in Corte d'Assise d'Appello a Torino.

Daniela Peira

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