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Buoninconti al giudice: «Non siacomplice di questa ingiustizia»
Cronaca

Buoninconti al giudice: «Non sia
complice di questa ingiustizia»

Le lunghe repliche di accusa e difesa, dopo cinque ore di confronto serrato, hanno lasciato il posto all'attesa per la sentenza che dovrebbe arrivare dopo le 17 di oggi (mercoledì 4 novembre).

Le lunghe repliche di accusa e difesa, dopo cinque ore di confronto serrato, hanno lasciato il posto all'attesa per la sentenza che dovrebbe arrivare dopo le 17 di oggi (mercoledì 4 novembre). Per quell'ora, infatti, il giudice Amerio ha dato appuntamento a tutte le parti prima di ritirarsi in Camera di Consiglio. L'ultima persona che ha parlato con lui è stato l'imputato, Michele Buoninconti, che ha rilasciato spontanee dichiarazioni lette da un foglio dattiloscritto. Venti minuti di soliloquio in cui l'uomo ha ripercorso la sua versione dei fatti, cioè quella di una morte accidentale della moglie.

Si è dichiarato innocente e ha parlato delle pressioni psicologiche subite durante i lunghi mesi intercorsi dalla scomparsa della moglie al suo arresto e poi ancora della sua sofferenza per non aver potuto vedere nè sentire i figli e i parenti. «Il mio è il più grande errore giudiziario del Terzo Millennio – ha detto in aula – e tutto a causa degli sbagli fatti dai carabinieri nell'immediatezza dei fatti» passando poi a fare un elenco completo e dettagliato di tutti gli inquirenti che hanno lavorato al suo caso. Michele ancora una volta, poi, ha manifestato la sua grande conoscenza della Bibbia citando un passo dell'Antico Testamento per dimostrare di essere una vittima innocente accusata ingiustamente di un reato. E, rivolgendosi direttamente al giudice gli ha detto: «Non si renda complice di questa ingiustizia».

Più pragmatici i suoi avvocati, Scolari e Marazzita, che all'uscita dall'udienza hanno confermato di aver sottolineato tutti i punti "oscuri" del processo: dalla mancata certezza sulla causa della morte di Elena al modo in cui è stato ritrovato il suo corpo passando per le anomalie delle celle telefoniche e l'insufficienza dei campioni di terreno sui quali sono state eseguite le analisi. «Abbiamo molta fiducia nel giudice Amerio che ci è parso persona assolutamente pacata, seria ed attenta ad ogni elemento portato alla sua conoscenza durante il processo – ha affermato l'avvocato Scolari – e infine gli abbiamo anche chiesto di non rimanere con alcun dubbio, approfondendo ulteriormente alcuni punti tecnici molto importanti» introducendo così l'ipotesi, piuttosto remota a dire il vero, di una perizia decisa sul filo di lama.

Gli avvocati di parte civile, Abate, Zaro e Tabbia hanno semplicemente affermato che la famiglia Ceste non si aspetta condanne esemplari o assoluzioni, ma «solo giustizia» per la morte di Elena.

Daniela Peira

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