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Il Ministro Poletti ad Asti: «Il Pisuesempio di sinergia pubblico-privato»
Economia

Il Ministro Poletti ad Asti: «Il Pisu
esempio di sinergia pubblico-privato»

«Quello che avete fatto è un esempio di politica attiva del lavoro e di collaborazione tra pubblico e privato. Un progetto bellissimo che però va continuato. Mi raccomando: non interrompete lo

«Quello che avete fatto è un esempio di politica attiva del lavoro e di collaborazione tra pubblico e privato. Un progetto bellissimo che però va continuato. Mi raccomando: non interrompete lo sforzo fatto perché sarebbe un delitto, dopo l'impegno profuso e i soldi spesi». La raccomandazione arriva dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, indirizzata al Comune e al mondo delle cooperative che hanno attuato il "Pisu (Progetto integrato di sviluppo urbano) Asti Ovest". L'occasione è stata, giovedì nel Salone del Museo diocesano in via Natta, la presentazione del bilancio del progetto, cominciato nel marzo 2014 e terminato nelle scorse settimane, cui è appunto stato invitato il Ministro.

La storia del Pisu
Il Pisu è un progetto nato nel 2011 con la precedente Amministrazione comunale per realizzare interventi infrastrutturali e urbanistici nelle zone Asti Ovest della città, ma che, successivamente, ha visto l'aggiunta anche di interventi per favorire l'occupabilità e l'inserimento nel mondo del lavoro di residenti nella zona, dalle categorie più difficilmente occupabili (stranieri, persone senza titolo di studio, ultra50enni) ai giovani laureati. Per la parte relativa all'ambito sociale il Pisu ha visto lavorare insieme Comune e Confcooperative. A disposizione 1,4 milioni di euro (sui 16 complessivi di cui disponeva il progetto, cofinanziati da fondi europei e comunali), tutti di "provenienza" europea. «L'obiettivo – ha spiegato Beppe Amico, funzionario dei Servizi sociali responsabile del progetto per quanto riguarda il Comune – non era trovare lavoro alle persone iscritte al Programma, ma potenziare l'occupabilità di soggetti ormai scoraggiati, cominciando un percorso di orientamento, formazione e tirocinio individuale che per qualcuno ha anche portato all'assunzione».

Il bilancio
Durante il convegno sono anche stati forniti i "numeri" del Pisu. E' emerso che le domande arrivate sono state 443, ma, essendoci stati 170 abbandoni, sono giunte al termine del percorso 273 persone. Sono stati attuati 47 corsi di formazione e 301 tirocini in piccole e medie imprese o cooperative, al termine delle quali sono state registrate 31 assunzioni. I percorsi di formazione e tirocinio sono stati svolti da tre associazioni temporanee di scopo, vincitrici dei bandi comunali del 2011: Asti for work, impegnata principalmente con gli stranieri (con Mestieri scs capofila, insieme a 4 partner); Sestante, impegnata principalmente con le donne (con capofila O.R.So scs, insieme a 2 partner); e Occupazione in rete ad Asti (con capofila Irecoop Piemonte, con 5 partner). Ogni partecipante al programma riceveva un assegno di sostegno al reddito (in totale sette assegni mensili da circa 480 euro netti), per cui circa 930mila euro sono stati spesi per questo scopo, e i rimanenti 467mila sono stati divisi tra le Ats che hanno svolto il progetto. «Ci siamo anche domandati – ha affermato Beppe Amico – come mai si sono verificati così tanti abbandoni, e abbiamo scoperto che si trattava di persone che avevano aderito al programma senza avere piena consapevolezza di ciò a cui andavano incontro». Non solo, dal racconto dell'esperienza di alcune operatrici è emerso che le rinunce erano dovute, nello specifico, al fatto che alcuni non potevano attendere i tre/quattro mesi previsti per cominciare a ricevere l'assegno; oppure che spesso le donne non erano in grado di conciliare famiglia e lavoro; o che gli stranieri cercavano un posto di lavoro e non un percorso di tirocinio perché avevano l'esigenza di rinnovare il permesso di soggiorno.

Il commento di Sacco
Da parte sua Mario Sacco, presidente provinciale di Confcooperative, si è dichiarato soddisfatto del progetto in quanto si è basato sulla collaborazione tra pubblico e privato, ricordando, a questo proposito, che «il privato sociale può investire laddove il pubblico non può farlo, sfruttando ad esempio lo strumento del project financing, che vede il privato investire e poi recuperare con la gestione». Per poi avanzare un riferimento tutto locale, ovvero proponendo la collaborazione delle cooperative, ad esempio, riguardo «ad alcune strutture socio-sanitarie in grave difficoltà nell'Astigiano».

Le parole del Ministro
A concludere gli interventi – tra cui quelli del vice sindaco Davide Arri, dell'assessore alle Politiche sociali Piero Vercelli e della docente universitaria Adriana Luciano – il Ministro Poletti, che ha proposto numerosi spunti di riflessione. «La vostra esperienza, che ha aggiunto ad un progetto prettamente urbanistico un intervento a livello di politiche sociali e del lavoro e che ha visto la collaborazione tra pubblico e privato – ha affermato – conferma le mie convinzioni sul tema. Purtroppo, però, l'Italia è un Paese, come dico io, di silos. Sbagliato, bisogna superare questa divisione. Tutte le compomenti devono dialogare: il pubblico, il mercato, e anche il sociale, il nostro essere in una comunità, che molto spesso dimentichiamo, tanto che penso che il senso della comunità in Italia vada ricostruito. Insomma, deve esserci una logica di collaborazione attiva».
Per poi ricordare che con la Legge di Stabilità il Governo partirà con un Piano di lotta alla povertà e di inclusione sociale, basato su due pilastri: da una parte volto a fornire condizioni di reddito dignitose alle persone disagiate e dall'altra attuando una politica della comunità che si fa carico di queste persone, attivandole, aiutandole a trovare una ragione per uscire di casa alla mattina e a superare la loro condizione, in quanto il sostegno al reddito deve essere temporaneo. Un Piano dotato di un proprio fondo, da attuare a fianco dei Comuni, «utile a dire cosa vuole fare il Governo, e quindi per misurarne la coerenza, e smettere una volta per tutte con i progetti singoli e la sperimentazione, dato che in Italia è 40 anni che sperimentiamo. A questo proposito vi raccomando di fare tutti gli sforzi possibili per continuare questa esperienza, anche con "numeri" ridotti se non è possibile continuare allo stesso modo, perché buttare via quanto fatto dopo aver profuso impegno e speso soldi sarebbe un delitto».

Elisa Ferrando

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