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Asti: fiori d’arancio per Patrizio e Roberto
Attualità

Asti: fiori d’arancio per Patrizio e Roberto

E’ stato un “sì” pronunciato con emozione e trasporto, tra rose di color arcobaleno, quello pronunciato sabato scorso da Patrizio Onori e dal compagno Roberto Rulli nell’ex-sala consigliare del Comune di Asti

E’ stato un “sì” pronunciato con emozione e trasporto, tra rose di color arcobaleno, quello pronunciato sabato scorso da Patrizio Onori e dal compagno Roberto Rulli nell’ex-sala consigliare del Comune di Asti. Ad officiare la cerimonia è stata l’amica comune Federica Cascero. Dopo tre anni e mezzo di convivenza, i due hanno potuto unirsi civilmente davanti alla legge e alla società, grazie alla nuova normativa del governo Renzi emanata un anno fa. Il coronamento di un sogno che è anche il raggiungimento di un diritto. Come giornale, avevamo seguito la storia di questi due innamorati già a febbraio 2016, quando, per primi, approfittando nell’istituzione da parte dell’amministrazione Brignolo del registro delle coppie di fatto, avevano deciso di essere riconosciuti come “nucleo famigliare”.

Adesso, è seguito il passo successivo anche se non possiamo parlare di vero e proprio “matrimonio”, per i limiti a cui è sottoposto l’istituto delle unioni civili. «E’ comunque un traguardo importante per l’Italia perché finalmente le coppie omosessuali possono avere il giusto riconoscimento – spiega Patrizio, che ad Asti è anche referente dello sportello “Nuovi Diritti” della CGIL – Ora possiamo ottenere gli stessi diritti e doveri delle coppie eterosessuali anche se la strada verso la parità è ancora lunga. Per esempio non possiamo adottare, cosa a cui io e Roberto terremmo molto. Continueremo però la nostra battaglia». Tra i vantaggi del nuovo status, alcuni diritti prima impensabili come il diritto-dovere dell’assistenza del coniuge in caso di malattia, la successione o la reversibilità della pensione.

«Ciò che più ci gratifica è il fatto di essere riconosciuti come una famiglia» aggiunge Patrizio, il quale rivela: «Fa strano poterlo chiamare “mio marito”. Sono anni che ci chiedevamo se mai sarebbe arrivato il momento. Eravamo anche arrivati al punto, sfiduciati, di cercare informazioni per contrarre matrimonio all’estero, in quei paesi in cui l’unione di coppie omosessuali era riconosciuta. Per fortuna abbiamo potuto scambiarci gli anelli nella nostra città, tra amici e parenti. Un traguardo di civiltà». Adesso i novelli sposi assaporano i primi giorni di vita da sposati, nell’attesa di partire per la loro luna di miele.

Lucia Pignari

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