Dopo un lunghissimo numero di udienze, è finalmente giunto alle battute finali il processo in tribunale ad Asti che vede imputati Diego Robella, il socio Ezio Trinchero con il figlio Fabio per il
Dopo un lunghissimo numero di udienze, è finalmente giunto alle battute finali il processo in tribunale ad Asti che vede imputati Diego Robella, il socio Ezio Trinchero con il figlio Fabio per il fallimento della Astigiana Ammortizzatori, ex Way Assauto. Il pm Tarditi ha presentato le sue conclusioni districandosi fra i numerosi capi di imputazioni che derivano da una ancor più complicata disamina delle carte contabili della gestione che ha portato alla chiusura della storica fabbrica astigiana. Con l'aiuto della consulenza affidata al dottor Pietro Savarino, ha fatto una scrematura delle originarie accuse. Sono usciti dal processo tutti i reati strettamente fiscali, riguardanti evasioni, fatturazioni e Iva per i quali è intervenuta la prescrizione. Spulciate anche tutte le "distrazioni" di somme imputate ai soci che, nell'originario impianto accusatorio, avrebbero definitivamente portato al collasso la già precarissima situazione economica della società.
Ma ne sono rimaste in piedi alcune come è rimasta in piedi l'accusa dell'acquisto e del dono di una Grande Punto ad un sindacalista interno e quello dell'appropriazione di 260 mila euro che invece erano destinati al Fondo Cometa degli operai. Per il pm era chiaro che il dominus dell'operazione fosse Trinchero il quale aveva trovato in Robella un socio che condivideva la sua idea di gestione. Intorno alla nuova società "ereditata" dalla Waya, Trinchero aveva costruito un intreccio fatto di società che prestavano servizi alla Astigiana Ammortizzatori tutte facenti capo comunque a lui o al figlio. E anche nella stessa azienda aveva messo nei punti strategici dei dipendenti di sua strettissima fiducia.
In conclusione, il pm ha chiesto che venisse riconosciuta l'accusa di bancarotta ma senza l'aggravante della rilevante entità e ha formulato la richiesta di una condanna a 4 anni e 2 mesi per Ezio Trinchero e 4 anni e 8 mesi per Diego Robella. Dopo aver analizzato il ruolo marginale del figlio di Trinchero, Fabio, ha chiesto per lui l'assoluzione. Per l'avvocato Pierpaolo Berardi, che rappresentava il curatore fallimentare, gli imputati non avrebbero fatto altro che rilevare la Way Assauto per spolparla di quelle sue ultime risorse prima della morte definitiva chiedendo un risarcimento di 6 milioni e mezzo di euro, tanto quanto ammonta il valore del fallimento. Le parti civili, rappresentate fra gli altri dagli avvocati Pasta e La Matina, hanno chiesto 10 mila euro di risarcimento per ognuno degli oltre 200 operai che si sono costituiti in giudizio.