«La “Canestra di frutta” di Caravaggio, entrata a far parte della Pinacoteca Ambrosiana di Milano nel 1618, era considerata già all’epoca un’eccellenza assoluta. Ora è qui ad Asti, grazie ad un prestito concesso in via straordinaria, come avvenuto solo altre due volte negli ultimi cinquant’anni».
Con queste parole Costantino D’Orazio ha presentato alla stampa, stamattina a Palazzo Mazzetti, la mostra “La canestra di Caravaggio – Segreti ed enigmi della natura morta”, inaugurata nel pomeriggio, di cui è curatore.
Visitabile fino al 7 aprile a Palazzo Mazzetti, è un’ esposizione di cui il capolavoro del Caravaggio è il fulcro, ma inserita all’interno di un percorso di approfondimento di questo genere pittorico.
L’intervento del curatore Costantino d’Orazio
«Quando il presidente della Fonfondazione Asti Musei Mario Sacco mi ha detto che sarebbe stata esposta la “Canestra” – ha spiegato il curatore – ho pensato che non sarebbe servito altro. Invece il consiglio di amministrazione mi ha chiesto di costruire un percorso che permettesse al pubblico di entrare nel mondo della Natura Morta. E così è stato. In collaborazione con Artemisia, e grazie ai numerosi prestiti – ha continuato – abbiamo deciso di guardare prima al territorio e ai suoi artisti e poi alle eccellenze di questo genere pittorico. Ne è scaturita una mostra che presenta diversi livelli di lettura».
L’esposizione racconta infatti la nascita e l’evoluzione nel tempo della Natura Morta attraverso oltre venti tele prestate da preziose collezioni private e da vari e importanti musei (dalla Galleroia Borghese alla Venaria Reale). Disposta su tre piani del palazzo, comprende numerose schede e pannelli esplicativi, oltre a passaggi “immersivi” grazie a video di qualità.
L’evoluzione del genere pittorico
Si comprende innanzitutto che prima di Caravaggio «fiori e frutti dipinti – come ha spiegato Costantino D’Orazio – compaiono a corredo di una o più figure umane, protagoniste della scena, come nel caso del dipinto “Ragazzo con vassoio di susine” di Nicolas Regnioer. Successivamente viene compiuto un salto di qualità, in quanto i frutti della terra acquisiscono autonomia. Le opere possono rappresentare cibo da tavola, su quadri che vengono poi collocati nelle sale da pranzo, oppure frutta e verdura nobilitati da un contesto elegante, per esempio attraverso drappi, tappeti e specchi».
Un contributo importante viene fornito dal pittore olandese Han Bruegel il Vecchio, che esprime nei sui dipinti il concetto che la natura è rigogliosa anche se gli elementi rappresentati sono destinati a morire, e dal figlio che, dopo aver guardato a Caravaggio, aggiunge l’elemento della sensualità.
Perché, allora Michelangelo Merisi viene considerato colui che inaugura il genere della Natura Morta? «Per primo – ha sottolineato il curatore – ha cancellato dai dipinti la presenza umana, riservando alla sola frutta raccolta in un canestro il compito di comunicare il messaggio devozionale che la tradizione attribuisce ai prodotti della terra. Sono innumerevoli, infatti, i significati che la Chiesa attribuisce a ciascun frutto presente nella tela caravaggesca». «Altra particolarità – ha indicato – il fatto che propone uno sguardo rivoluzionario sulla Natura Morta perché mette la realtà all’interno della tela, con lo stesso sguardo che aveva con figure e modelli».
Il genio del Merisi irradia così una rivoluzione nelle generazioni successive, tanto che alcuni artisti diventano veri e propri specialisti del genere, estremamente ricercati dai collezionisti più attenti. Jan Brueghel Il Giovane, la moncalvese Orsola Maddalena Caccia, Octavianus Monfort, legato all’Astigiano, sono solo alcuni dei nomi dei pittori che conducono una ricerca quasi esclusivamente dedicata alla Natura Morta, investigando i cambiamenti cromatici e luministici su elementi naturali privi di movimento.
Le parole del presidente Sacco
Molto sodisfatto il presidente Sacco. «Questa mostra è frutto di un investimento importante – ha sottolineato – che riteniamo utile per le ricadute culturali ed economiche sul territorio. E’ la quinta mostra che promuoviamo come Asti Musei, fondazione nata per mettere in rete i siti museali della città che, dall’anno scorso, ne comprende anche otto presenti nei paesi della provincia».
Orari e biglietti
La mostra, che gode del contributo del Ministero della cultura, è stata realizzata da Fondazione Asti Musei, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Regione Piemonte, Comune di Asti, con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e in collaborazione con Arthemisia (sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti).
E’ visitabile tutti i giorni, da lunedì a domenica, dalle 10 alle 19 (la biglietteria chiude un’ora prima) a Palazzo Mazzetti, in corso Alfieri 357.
Biglietti (Palazzo Mazzetti e collezioni permanenti): 18 euro intero, 15 euro ridotto.
Appuntamento fisso alle 15, ogni giorno, per la visita guidata: 8 euro (tariffa biglietto esclusa).
Per informazioni su visite guidate, biglietti e le numerose attività previste per le scuole (tra cui i laboratori e il concorso “Vinci dipingendo Asti Musei” per gli alunni di elementari e medie): 0141/530403.
Photogallery a cura di Mariagrazia Billi