Si intitola “Prisoncide” il cortometraggio che mira a sensibilizzare il pubblico sul tema dei suicidi in carcere.
Diretto da Giulio Ferrari, bergamasco con famiglia astigiana, è in concorso all’Asti International Film Festival, nell’ambito del quale sarà proiettato sabato 2 dicembre alle 21 in Sala Pastrone.
Il progetto
«Il progetto è nato l’anno scorso – spiega Ferrari – come lavoro di gruppo, svolto insieme a Giovanni Falanga (con me alla regia) e Giacomo Garampelli (direttore di fotografia), presentato con la tesi di laurea all’accademia di belle arti Naba di Milano, dove mi sono laureato lo scorso marzo. Con i compagni ho deciso di affrontare un tema a forte valenza sociale partendo da uno spunto reale, accaduto in un centro di permanenza per i rimpatri del Sud Italia, dove il barbiere della struttura si è sentito chiedere le lamette da un migrante che stava pianificando il suicidio. Una piaga che riguarda in modo massiccio la vita nelle cerceri: basti pensare che nel 2022 85 detenuti si sono tolti la vita, senza contare coloro che hanno compiuto questo gesto estremo dopo aver riconquistato la libertà».
Le riprese si sono svolte nel novembre 2022 all’interno dell’ex carcere di Sant’Agata a Bergamo Alta. «Il corto, della durata di 20 minuti – continua – racconta la storia di Domenico, impersonato dall’attore Vittorio Nastri (già nel cast di “Io sto bene” di Donato Rotunno), che entra in carcere per lavorare come barbiere. Lì, dopo i controlli e gli ammonimenti da parte dell’ispettore (l’attore astigiano Mario Nosengo), dialogherà con quattro detenuti, venendo a conoscenza delle loro storie, con un finale inaspettato».
La partecipazione ai festival
Quello di Asti è il primo festival a cui il cortometraggio è stato iscritto. «Purtroppo l’accademia non è riuscita a veicolarlo alle case di distribuzione, data la mole di lavori realizzati dagli studenti ogni anno – puntualizza Ferrari – per cui abbiamo dovuto fare tutto da soli. Io, nello specifico, mi occupo anche della distribuzione. Ora sono molto soddisfatto che sia in concorso ad Asti, dato il forte legame che ho con la città, ma nel frattempo l’ho iscritto anche al festival “Integrazione” di Bergamo. Dopodiché, vedremo quali spazi potrà ritagliarsi».
Il commento di Passarino (Effatà)
Un plauso al progetto, in virtù del tema affrontato, è stato espresso da Beppe Passarino, segretario dell’associazione di volontariato Effatà che opera al carcere di Asti. «Il cortometraggio è un veicolo di sensibilizzazione su un tema molto sentito, quello del rischio suicidario in carcere – commenta – che non riguarda solo i detenuti, ma anche gli agenti a causa dello stress e della tensione cui sono sottoposti. I detenuti, nello specifico, non vanno compatiti ma nemmeno dimenticati, per cui è giusto affrontare le problematiche che riguardano il sistema carcerario italiano».