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La storia di startupper che hanno avuto successo
Economia

La storia di startupper che hanno avuto successo

Riccardo Ruscalla, Andrea Vassia, Aurelian Vacariuc e Federico Capello, trentenni e intraprendenti startupper piemontesi, in una gremitissima sala del Municipio hanno raccontato la loro esperienza lavorativa

Riccardo Ruscalla, Andrea Vassia, Aurelian Vacariuc e Federico Capello, trentenni e intraprendenti startupper piemontesi, in una gremitissima sala del Municipio, sabato pomeriggio, hanno raccontato la loro esperienza lavorativa. L’incontro, intitolato “CreATi il lavoro! Start-Up: istruzioni per l’uso”, è stato organizzato da AT-TIVI, la neonata società astigiana che ha lo scopo di divulgare idee, informazioni, riflessioni su temi di attualità e soluzioni utili per la nostra città, e il tema delle start up è uno di quegli argomenti apparentemente fumosi ma, in realtà, strumento modernissimo e fondamentale per l’economia.

“La prima volta che appare il termine start-up è il 1976 sulla rivista Forbes (mentre in Italia bisognerà aspettare il 2008)- esordisce Andrea Vassia, general consuel di ENERBRAIN, una start-up che si occupa di efficientamento energetico degli edifici – e da allora si sono fatti enormi passi avanti. Oggi, ogni start-up, deve essere innovativa per accaparrare finanziatori che con i loro investimenti premiano la meritocrazia e permettono ai giovani di avvicinarsi all’imprenditoria”. Di tutte le start-up che nascono, però, la maggior parte è destinata al fallimento, solo il 3% circa continua il suo percorso e in Italia, seppur ci siano per le start-up innovative parecchie agevolazioni, c’è ancora troppa burocrazia che frena la loro crescita e spinge i giovani a promuovere le loro iniziative all’estero.

“La mia è una sfida imprenditoriale nata nel 2012 – racconta Riccardo Ruscalla, partner dell’incubatore I-STARTER di Torino, da poco quotato alla borsa di Londra – per dare consigli, idee più strutturate, suggerimenti a tutti coloro che iniziavano un percorso d’impresa. Si dovette poi espatriare a Londra per mancanza di investitori e, il nostro, fu il primo incubatore italiano in quella città”. In Inghilterra è più facile trovare opportunità e gli azionisti, come ha ben spiegato Riccardo, sono attenti soprattutto al team che supporta l’idea (più che all’idea stessa), alla capacità di trasformare i pensieri in cose concrete, al valore delle persone che collaborano al progetto.”

“L’innovazione tecnologica è sempre esistita – ha sottolineato Federico Capello di SEEYOURBOX, start-up che si occupa di logistica – l’importante è che crei nuova economia. Il nostro lavoro consiste nel monitorare merce spedita in tutto il mondo, dai dipinti dei Musei Vaticani ai container di latte e salvaguardarne l’integrità tenendo d’occhio, ad esempio, gli sbalzi di temperatura”.

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