Ci sono luoghi che è come se parlassero da soli, senza che nessuno commenti o spieghi la loro storia
Ci sono luoghi che è come se parlassero da soli, senza che nessuno commenti o spieghi la loro storia.
Parlano attraverso quello che hanno visto e vissuto, ma soprattutto parlano attraverso le vicende che hanno coinvolto le persone ad esse legate, sia nel bene che nel male.
E ciascuno di questi posti nella maggior parte dei casi è in grado di lasciare un segno nella mente del visitatore, un segno che si trasformerà col tempo in una grande lezione di vita. Luoghi che al loro interno conservano ogni pensiero, ogni momento, ogni parola e ogni respiro di chi è entrato a far parte della storia di quel posto, qualsiasi esso sia.
Luoghi i cui nomi si imparano sui libri di scuola, così come si memorizzano le date legate ad essi, ma che non si può conoscere e comprendere in fondo finchè non li si visita di persona, percependo concretamente la loro atmosfera, e quella del lager di Dachau di certo non si scorda facilmente.
Gli orrori vissuti dalle 206mila persone che vi furono internate, di cui 41500 persero la vita, riecheggiano ancora dietro quei muri e dietro quel filo spinato, che sono simboli dei terribili e ingiusti soprusi che il potere nazista sottopose a ciascun innocente rinchiuso lì dentro, che sono soprattutto esempi della depravazione che il genere umano può raggiungere, di una cattiveria talmente immotivata profonda che fa quasi rabbrividire.
Il primo lager della storia infatti sarà una tappa della gita scolastica che la settimana prossima coinvolgerà diversi studenti degli indirizzi linguistico e scienze applicate, un viaggio di istruzione che, oltre alle città di Monaco di Baviera e Praga, prevede anche una breve sosta al campo di concentramento, al fine di far riflettere i giovani studenti.
“I nostri alunni si troveranno di fronte al cancello di uno dei luoghi più tristemente famosi della storia – afferma la professoressa Promis, insegnante di tedesco che accompagnerà i ragazzi in questa gita scolastica assieme all’insegnante Vasta – e si renderanno davvero conto dell’esistenza di una realtà che fa male, una realtà atroce ma purtroppo vera.
Le gite scolastiche non dovrebbero essere un semplice momento di svago e di divertimento, ma un’esperienza capace di lasciare qualcosa di profondo e concreto nell’anima di questi ragazzi. Quello che andremo a visitare rappresenta una ferita indelebile nel cuore dell’umanità, una ferita che molto probabilmente non verrà mai risanata, ma in fondo anche la visita ad un luogo come questo costituisce uno spunto di riflessione sulla crudeltà che l’essere umano troppe volte ha raggiunto.”
Arianna Zanin, 19 anni