A metà marzo la decisione sui “puri” in vista della corsa di settembre
A metà del guado, cercando disperatamente di raggiungere la riva opposta, quella buona, (quella della garanzia dell’utilizzo dei purosangue per meglio intenderci), per regalare finalmente tranquillità ad una manifestazione che, negli ultimi anni, per disparati motivi, è stata più volte attaccata e “bastonata”. Questa in sintesi l’attuale situazione del Palio di Asti, ancora in attesa di risposte certe dal Ministero competente relativamente alla tipologia di cavalli da utilizzare nella corsa del prossimo settembre in Piazza Alfieri. Scampato in extremis il pericolo l’anno passato, quando l’ulteriore restrizione dell’ordinanza Martini che imponeva l’assimilabilità dell’impianto di gara ad un ippodromo (due rettilinei e due curve ad ampio raggio, con precise misure da rispettare anche riguardo alla larghezza della pista) aveva messo a rischio la disputa della manifestazione con esemplari purosangue, pareva che la situazione tendesse al meglio.
Legnano promosso
Soprattutto in considerazione, quale non indifferente rafforzativo, dell’autorizzazione qualche tempo fa concessa all’altro importante Palio d’ Italia, ossia Legnano, in cui vengono impiegati cavalli di pura razza inglese. Regna invece ad Asti ancora l’incertezza: gli incontri si susseguono, l’Amministrazione si è mossa, il Collegio dei Rettori pure, il massimo esponente della commissione veterinaria, dottor Fulvio Brusa, ha inviato a Roma una relazione dettagliata sulle caratteristiche dei cavalli che andrebbero impiegati ad Asti, sottolineando come l’eventuale utilizzo di soggetti anglo-arabi non sarebbe garanzia assoluta di maggior sicurezza e minori possibilità di incidenti. La morfologia del cavallo purosangue, strutturalmente più forte e robusto sia scheletricamente sia muscolarmente, indurrebbe infatti a farlo preferire al mezzosangue, meno indicato a galoppare su un percorso impegnativo e tecnico quale quello astigiano. Una valutazione da ritenere corretta, una tesi che a metà marzo verrà discussa a un “tavolo” romano e dalla quale maturerà la decisione finale sui cavalli da impiegare.
Suggerimenti
Non sono mancati, alfine di raggiungere l’atteso obiettivo, i suggerimenti sia da parte degli addetti ai lavori sia da chi ama l’evento di settembre in maniera più distaccata, rendendosi conto però di quanto grave sarebbe snaturare l’evento dal punto di vista della tradizione e della storicità. Ad Asti hanno sempre corso i “puri”: un eventuale cambiamento porterebbe ad una perdita di identità dell’evento che nel giro di qualche anno potrebbe (ipotesi malaugurata ma da mettere in conto) portare alla fine del Palio. Dicevamo dei suggerimenti: il più gettonato è senza dubbio quello di cercare di far fronte comune (Amministrazione locale, Collegio dei Rettori, Comitati) una volta tanto in maniera forte e decisa, sottolineando la grande importanza dal punto di vista storico della manifestazione.
Storicità e seguito
Un evento imperdibile, senza esagerare tra i due-tre più importanti in programma annualmente in Piemonte e da annoverare tra i più “sentiti” e seguiti in Italia.
Significativa in proposito la presenza delle telecamere della televisione nazionale (Rai 3) a riprendere la finale in diretta e a trasmettere in differita lo svolgimento delle tre batterie oltre ad ampi scorci del Corteo Storico.
Non avrebbe neppur guastato, è opinione di chi scrive, un intervento da sviluppare in comune, a tempo debito, con l’organizzazione del Palio di Legnano e con gli altri Palii d’Italia dove a correre sono i cavalli purosangue. Invece si è preferito agire ognun per sé e purtroppo a pagare uno scotto carissimo è già stata la corsa di Buti, che vistosi respinto il proprio ricorso al Tar del Lazio, ha dovuto ripiegare in fretta e furia sui mezzosangue.
Asti, va sottolineato, ha applicato “in toto” e subito quanto previsto dall’ordinanza Martini per garantire la massima sicurezza alle accoppiate in pista.
Nulla è stato trascurato e nulla verrà tralasciato per continuare sulla strada intrapresa. Ma ora il tempo stringe: le corse di preparazione previste sulla pista dello stadio incombono, le date delle stesse sono già state fissate e non è neppur pensabile che possano essere effettuate senza conoscere la tipologia di cavallo (purosangue o mezzosangue) da impiegare a settembre.
I Comitati, con le loro commissioni corsa, hanno necessità di programmare l’annata e per farlo devono sapere in quale ambito rivolgere la loro attenzione in ottica settembrina, se sui “puri” o sui “mezzi”. Muoversi e cautelarsi su ambo i fronti porterebbe infatti ad un dispendio economico e di forze non sostenibile.
A metà marzo il responso
Non resta che attendere. Una risposta da Roma è annunciata per la seconda metà di marzo e mai come questa volta il Palio di Asti ha bisogno che San Secondo, Patrono della città, lo assista.
Massimo Elia