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Camera di Commercio, il pres. Goria:«Penso una Douja più aperta al mondo»
Economia

Camera di Commercio, il pres. Goria:
«Penso una Douja più aperta al mondo»

«Una Douja d'Or più votata all'internazionalizzazione, con maggiore spazio dedicato a spiegare e mostrare da quale terra nasce e come viene prodotto il nostro vino. Perché per promuoverlo

«Una Douja d'Or più votata all'internazionalizzazione, con maggiore spazio dedicato a spiegare e mostrare da quale terra nasce e come viene prodotto il nostro vino. Perché per promuoverlo nel mondo non basta ricordare che ha vinto il concorso ma che è buono, partendo dalla scienza e dalla terra». E' solo una delle idee nel cassetto di Renato Goria, neo presidente della Camera di Commercio, Ente la cui Azienda speciale organizza la Douja d'Or e il Festival delle Sagre. Imprenditore che dagli anni Ottanta guida, insieme al fratello Francesco, l'azienda di famiglia "Alplast", di cui è attualmente amministratore delegato, a fine luglio è stato eletto a capo della "casa delle imprese", di cui era già stato membro di Giunta dal 1992 al 1997 in rappresentanza degli Industriali.

Presidente, quali sono gli obiettivi del suo mandato?
«Il mio lavoro si baserà su tre pilastri. Primo, su quanto è stato fatto finora, lavoro per cui ringrazio i miei predecessori. Secondo, sulla constatazione che ci troviamo in un importante periodo economico che ci obbliga a confrontarci con il mondo. Terzo, sul fatto che le forze economiche e le Istituzioni locali devono lavorare insieme responsabilmente: partendo dall'analisi della situazione attuale, devono organizzare tavoli tematici per avanzare proposte e suggerimenti alla Camera di Commercio che se ne prenderà carico e li porterà avanti per realizzare un modello di sviluppo del territorio e del lavoro».

Qualche idea concreta?
«Le proposte dovranno arrivare dalle forze economiche e dalle Istituzioni e inserirsi nel "progetto madre" già esistente, che funzionerà da filo conduttore di tutto il percorso, ovvero rendere Asti una capitale del vino conosciuta in tutto il mondo, secondo un piano che riguarda l'intera filiera. Un obiettivo importante ma che non è sufficiente: un solo settore non traina l'economia di un territorio».

Lei ha affermato che il lavoro in sinergia dovrà partire dall'analisi del presente. Come vede la situazione economica attuale?
«Nel corso di quest'anno posso dire che intravvedo tre fatti positivi. Primo, gli sgravi fiscali (abbassamento del costo del lavoro e taglio dell'Irap). Secondo, la diminuzione dei costi delle materie prime e dell'energia. Terzo, il costo del denaro, che si pensa si manterrà basso per almeno due anni. Tutti fattori che faciliteranno gli investimenti, con ricadute positive sulla crescita e sul lavoro, perché porteranno benefici prima su tutti i settori dell'industria, anche su quelli ancora in difficoltà, e poi sugli altri comparti, come l'artigianato. Il settore vinicolo, su cui puntiamo, è cresciuto lo stesso. Ma ma con queste condizioni dovrebbero arrivare segnali di ripresa anche per gli altri ambiti».

Un lavoro sinergico, quello che lei ha proposto, che si inserisce in un momento molto complicato per l'Ente, vista la Riforma della Pubblica amministrazione…
«Il Governo ha stabilito che le Camere di Commercio potranno rimanere autonome solo se il numero di imprese iscritte è superiore a 75mila. Ad Asti ammonta a 24.210, per cui è sicuro che dovremo unirci con una (o più) Camere di Commercio piemontesi. Riguardo a questo punto, però, non si sa ancora nulla, perché mancano i decreti attuativi della legge. Inoltre non sappiamo se ci sarà un'altra "finestra" concessa dal Governo per procedere ad un accorpamento concordato, come successo nei mesi scorsi, tanto che alcuni Enti camerali piemontesi si sono già uniti».

Alla luce di questa incertezza come potrà portare avanti i suoi obiettivi?
«Non vedo il problema. La legge del Governo mira a razionalizzare i costi degli Enti camerali a livello amministrativo, scelta condivisibile in questo periodo, tanto più che viviamo nell'era del digitale. Per il resto, il lavoro di progettualità potrà benissimo essere portato avanti, anche se non più limitato alla nostra provincia. L'importante è che i protagonisti lavorino per il bene comune del territorio "allargato", mantenendo le peculiarità di ogni provincia. Anzi, io sono convinto che di fronte ai cambiamenti si debba sempre essere propositivi. In questo caso, per esempio, penso che gli spunti che arriveranno da fuori provincia potranno solo arricchire il confronto».

In questo panorama quale il futuro di Douja e Sagre?
«L'attività di promozione proseguirà sicuramente. Anzi, nel 2016 ci sarà il 50ennale della Douja. Certo, le risorse delle Camere di Commercio sono limitate, ma potranno intervenire le forze economiche e istituzionali, sempre che saremo in grado di proporre progetti forti e credibili».
Ad esempio?
«Posso dire, per esempio riguardo alla Douja, che, come i miei predecessori hanno apportato dei cambiamenti, vorrei anche io attuare delle innovazioni alla manifestazione. Innovazioni nell'ottica dell'internazionalizzazione. Mi piacerebbe, ad esempio, dare maggiore spazio dedicato a spiegare e mostrare da quale terra nasce e come viene prodotto il nostro vino. Perché per promuoverlo nel mondo non basta ricordare che ha vinto il concorso ma che è buono, partendo dalla scienza e dalla terra».

Elisa Ferrando

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