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Ex Friges: imprenditori bloccati dalla burocrazia
Economia

Ex Friges: imprenditori bloccati dalla burocrazia

Può un’azienda aspettare oltre due mesi per l’allacciamento delle utenze? Se si trova in Italia, a quanto pare sì

Può un’azienda aspettare oltre due mesi per l’allacciamento delle utenze? Se si trova in Italia a quanto pare sì perché è quello che sta avvenendo a 5 ditte che da poco si sono insediate nei capannoni dell’ex Friges di Calamandrana, lungo la provinciale che porta a Canelli. Qui l’intero sito produttivo di 62 mila metri quadri è stato acquistato dalla cordata Santero-Olivieri un anno fa e recentemente circa 15mila metri quadri sono stati dati in affitto ad alcune aziende che si sono spostate per ragioni logistiche o per necessità di ampliamento. Pur essendo insediate da alcuni mesi questi imprenditori stanno però incontrando non poche difficoltà ad attivare le utenze telefoniche e quelle di luce e gas. Un aspetto non da poco per un’attività produttiva.

«Tutto questo è surreale – si sfoga Gianfranco Santero, Presidente dell’omonima azienda spumantiera di Santo Stefano Belbo e proprietario insieme alla famiglia Olivieri di Canelli dell’area industriale della ex Friges -Abbiamo fatto rivivere un sito produttivo, portando nuovi imprenditori che hanno creato posti di lavoro ma che adesso faticano a portare avanti la propria attività, pur essendo già ben avviata. Questo è solo un esempio di come la burocrazia in Italia ma anche le lungaggini e gli intoppi del sistema siano ormai cronici tanto da esasperare non solo i cittadini ma anche da arrivare a soffocare la buona imprenditoria». Uno sfogo legittimo se si pensa alle difficoltà che questi imprenditori devono vivere quotidianamente dovendo gestire ordini e commesse con i telefoni staccati e ricevere i clienti in uffici senza luce o riscaldamento.

«Per lavoro io così come questi imprenditori viaggiamo spesso e devo dire che all’estero non è così. Da nessuna parte ci si impiega due mesi per il cambio dell’intestatario dell’utenza. Davvero non capiamo perché non sia possibile velocizzare i tempi» continua Santero. Intanto le cinque aziende (una è una ditta francese che opera nel commercio dell’acciaio mentre una seconda è una ditta di logistica e trasporti) cercano, come possono, di far fronte alle difficoltà. «Siamo riusciti ad affittare più di metà dell’area ma il nostro proposito è quello attirare altri imprenditori. Certo che con queste premesse diventa difficile essere competitivi» lamenta Santero.

L’area della ex Friges è complessivamente di circa 62 mila metri quadri, 34 mila dei quali sono coperti. Si tratta di capannoni industriali e altre infrastrutture produttive pressoché in disuso da alcuni anni dopo il fallimento dell’azienda di termosanitari e solo in parte, da qualche tempo, utilizzati come magazzino industriale dato in locazione. «L’idea che vogliamo sviluppare – fanno sapere Santero e Olivieri – è quella di riconvertire tutte le strutture dell’ex Friges e trasformarle in un nuovo e moderno centro industriale in grado di offrire servizi e logistica per le aziende». Una sfida importante che arriva dopo una crisi industriale che ha colpito duro anche da queste parti e che incredibilmente si scontra con le tempistiche per il cambio delle utenze.

Lucia Pignari

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