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FLAVE
Agricoltura
Emergenza fitosanitaria

Flavescenza dorata, la Regione investe nella ricerca

La prevenzione oggi si basa solo su trattamenti insetticida. Grandi i costi a carico dei viticoltori
Nei giorni scorsi la Regione Piemonte ha ospitato il tavolo tecnico per l’emergenza fitosanitaria sulla flavescenza dorata della vite. Esperti e rappresentanti di categoria a confronto con l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa e il vicepresidente della Regione Fabio Carosso. «Il mandato confermato in questo incontro è quello di continuare nella ricerca e trovare nuove azioni anche tecnologicamente innovative al fine di contenere una grave criticità che affligge i nostri vigneti» ha dichiarato Protopapa.

«In questo incontro abbiamo fatto il punto della situazione e da oggi riparte il nostro impegno a fianco del comparto vitivinicolo piemontese che rappresenta una quota rilevante dell’economia regionale» ha aggiunto Carosso.

«La situazione è critica – spiega Stefano Reggio, viticoltore e sindaco di Bubbio – Alla piaga della flavescenza, che quest’anno ha colpito meno il Moscato ma ha falcidiato Chardonnay, Pinot nero e Barbera, si è aggiunta quella del Mal dell’Esca che secca indistintamente tutte le specie». Entrambe le malattie, l’una causata da un insetto, l’altra da un gruppo di funghi, rendono improduttiva la vite; non resta che estirpare e sostituire la pianta. «La prevenzione per la Flavescenza dorata è affidata agli insetticidi che, sparsi nel periodo in cui non ci sono le api, ammazzano qualsiasi tipo di insetto e comunque intossica la pianta. Un costo considerevole che va ad arricchire le aziende chimiche ed i vivai da cui ogni anno compriamo centinaia di nuove piante. Possibile che in 15 anni non si sia trovata una soluzione, un prodotto da dare alla singola pianta malata? Oggi nelle vigne si formano veri e propri “buchi” (anche economici) di coltivazione dove piantare viti nuove è difficile. Confidiamo in risarcimenti e nella ricerca, ma urgono soluzioni nel più breve termine possibile».

Occhi puntati al cielo; si attende la neve. «Il cambiamento climatico sta mettendo in ginocchio il settore – conclude Reggio – La vendemmia 2023 ha contato un generale -40%. Se non nevica copiosamente per più giorni, i terreni torneranno presto di nuovo secchi».

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