In pochi credevano davvero che potesse finire bene e infatti il bando per la vendita della Casa di Riposo “Città di Asti”, chiusa un anno fa, è andato deserto. Nessuna offerta è arrivata per acquistare l’ex Ipab più grande del Piemonte per un costo a base d’asta pari a 9.300.000 euro.
Venerdì mattina nell’ufficio del notaio Scilabra di Torino è stato fatto il tentativo di vendita dell’immobile con eventuale rialzi dell’offerta pari a 50.000 euro. Adesso, con il bando andato deserto, si guarda all’imminente scadenza della fideiussione (31 dicembre) di Finpiemonte per pagare la mobilità, prevista ancora per un anno, ai dipendenti rimasti senza impiego. Si tratta di circa venti persone che attendono dalle istituzioni risposte certe per il loro futuro.
«Alcuni non hanno ancora ricevuto nessun tipo di proposta, altri sono state convocati per un colloquio presso alcune Asl, ma poi si sono visti scartare perché non completamente idonei a svolgere la mansione. – spiega Danilo Moiso, ex addetto chef alla mensa della Casa di Riposo, sindacalista Cse Flpl – Tre o quattro andranno in pensione. Ad un anno dalla chiusura i risultati sono questi. Non abbiamo nessun tipo di informazione se ci verrà ancora corrisposta l’ indennità il prossimo mese. La preoccupazione è tanta. Abbiamo scritto al Presidente della Regione Alberto Cirio, tre settimane fa per un incontro, ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta».
Per nulla sorpreso del bando andato deserto è il segretario generale provinciale della Cgil di Asti Luca Quagliotti. «Non siamo mai stati ottimisti perché ci sono una serie di questioni che la politica deve porsi – commenta – Se l’intenzione è solo ricavare dalla vendita i soldi per i creditori la stessa non andrà in porto, ma potrebbe esserci speranza se invece dicessero, chiaramente, cosa intendano fare dentro quella struttura. I 120 posti letto convenzionati con l’Asl non tengono conto del fatto che Asti ha già una serie di Rsa, mentre mancano luoghi per l’housing sociale, l’hospice e i Cavs per la continuità assistenziale a valenza sanitaria, oggi presente a Nizza».
«I commissari hanno fatto il loro lavoro, ma la politica come intende agire? – continua Quagliotti – Se l’idea è tenere l’immobile vuoto per molti anni come l’ex ospedale, sono sulla buona strada; se invece vogliono riaprire con nuovi servizi, si stanno muovendo malissimo. Per quanto riguarda la mobilità dei 20 dipendenti rimasti senza un nuovo impiego, abbiamo chiesto alla Regione un incontro, ma poiché l’Ente aveva garantito la copertura degli stipendi per due anni, ci aspettiamo che si rinnovi la fideiussione in corso».