A chi non lo conosce, basta incrociare per qualche istante il suo sguardo, intelligente e vivace, per intuire di avere di fronte un bambino speciale. A contraddistinguerlo è ciò che viene
A chi non lo conosce, basta incrociare per qualche istante il suo sguardo, intelligente e vivace, per intuire di avere di fronte un bambino speciale. A contraddistinguerlo è ciò che viene musicalmente definito "orecchio assoluto" ovvero la capacità di riprodurre perfettamente i suoni e di classificare le note esatte, unitamente alle straordinarie doti canore, per cui la sua voce e la relativa potenza fuoriescono dal gruppo.
Alessandro Ferraris, 12 anni, astigiano, vanta fin da piccolissimo un prodigioso talento, che lo ha portato molto presto a cantare nel coro di voci bianche del teatro Regio di Torino. Un destino in parte scritto nel proprio dna, considerato che la mamma, Fernanda Saravalli, è insegnante di arpa sia all'Istituto di Musica Giuseppe Verdi di Asti sia al Conservatorio di Messina e arpista di professione, mentre il papà, Massimo Ferraris, è clarinettista al teatro Carlo Felice di Genova. Ciononostante, la strada intrapresa da Alessandro è stata una sua spontanea scelta, che oggi porta avanti con dedizione, associando passione e impegno, grande memoria e divertimento, e lungo la quale ha sviluppato, via via, tutta una serie di doti correlate.
"Nei primi due anni di vita ? ricordano i genitori ? non pensavamo avesse delle particolari attitudini. Poi, intorno ai 4 anni, è emerso il suo talento, che esprimeva intonando le melodie dei giochi elettronici e imitando alla perfezione diversi suoni e rumori." A dare il "la" alla sua precoce carriera l'ingresso, all'età appunto di 4 anni e mezzo, nel coro di voci bianche del "Verdi" ad Asti. A questa fase iniziale seguono i primi concerti e le prime esperienze nel campo. Nel 2014, dà la licenza di teoria di solfeggio al conservatorio "Verdi" di Torino, superando l'esame con una votazione di 100 su 100. Studia inoltre percussioni. In quella stessa commissione esaminatrice, viene notato dal maestro Alessandro Galoppini, responsabile della direzione artistica del Regio di Torino, che gli propone di sostenere un'audizione, per entrare nel coro di voci bianche del teatro.
Alessandro vi fa ufficialmente ingresso, superata brillantemente l'audizione, pochi giorni dopo. In precedenza, fino a quell'anno, fa la comparsa e il mimo al Carlo Felice di Genova, trampolino di lancio per l'esperienza torinese. Tra le esperienze professionali degne di nota la partecipazione al Nabucco all'età di 7 anni e mezzo. Il tutto coltivando e approfondendo gli studi musicali. Ha inoltre modo di dare prova della propria bravura, cimentandosi non solo nel ruolo di corista, che a luglio lo ha visto impegnato nella Bohème al Regio di Torino, ma anche in diverse parti da solista: ad esempio, in Tosca nel 2013 all'Alfieri di Asti e in Brundibar a gennaio di quest'anno, in occasione dei giorni della memoria, al Piccolo Regio di Torino. Tra le tante opere famose cui ha preso parte, la Bohème è la sua preferita.
"E' quella che amo di più – spiega Alessandro – per via di un regista, che ha avuto l'idea di affiancare dei mimi ai protagonisti principali. Personalmente, ho fatto in passato il mimo di Rodolfo. In particolare, ricordo un aneddoto che risale ad alcuni anno fa: nel quarto atto, quando Mimì muore, piangevo, perché credevo fosse morta davvero." Le sue capacità sono apprezzate non solo dal pubblico, ma anche da professionisti e addetti del settore. In particolare, secondo il soprano Donata D'Annunzio Lombardi, "Alessandro potrebbe diventare, in futuro, un baritono," riferiscono i genitori. Diversi poi i nomi importanti con cui ha lavorato, come i direttori d'orchestra Marcello Rota, Giampaolo Bisanti e Pinchas Steinberg, i tenori Massimiliano Pisapia e Leonardo Caimi, il baritono Alberto Gazale.
"Mi piace la vita del teatro – afferma Alessandro – è impegnativa, ma divertente e si imparano tante cose: ad esempio, cantiamo non solo in italiano, ma anche in francese e latino. Inoltre, con i colleghi ho un rapporto stretto." Nonostante la giovane età, Alessandro prende molto sul serio il proprio lavoro ed è sicuro di sé, pur senza essersi mai montato la testa. "Non ho un mito, non sono scaramantico e non ho un portafortuna prima di entrare in scena. Penso, infatti, che l'unico portafortuna sia fare bene il mio lavoro. Proprio per questo, sul palco sono molto concentrato ed esigente con me stesso. Le volte in cui mi è capitato di sbagliare qualcosa durante le prove mi sono arrabbiato."
A dargli un'ulteriore marcia in più l'ottima memoria e l'innata sensazione di sentirsi a proprio agio in scena, nonché in sintonia con gli spettatori. Complice forse l'ancestrale reminiscenza di quando mamma Fernanda calcava le scene in gravidanza. Insieme all'abitudine dei genitori di portarlo dietro le quinte, durante i loro concerti, cui oggi, a volte, Alessandro partecipa direttamente, là dove ci siano parti che prevedono piccole percussioni. "Sono soddisfatto ? ammette Alessandro ? del percorso fatto finora. Ogni volta, mi appassiono ad una nuova opera. Da grande mi piacerebbe fare questo mestiere."
Al riguardo, bisognerà però attendere l'esito della muta della voce, che in questo ambito, per i maschi, è determinante, come annotano i genitori. "In alternativa ?- aggiunge Alessandro -? vorrei fare il direttore d'orchestra. Già adesso mi piace dirigere, memorizzando facilmente i tempi e le cosiddette entrate. Potrei fare anche il macchinista di treni, di cui sono appassionato, o lavorare nell'informatica." Nel frattempo, Alessandro continua a vivere gioiosamente l'amore per il cosiddetto "bel canto," che scandisce ogni suo giorno, mentre nel tempo libero ascolta jazz, blues e gioca con i trenini.
Manuela Zoccola