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Dietro il buon padre di famigliaun uomo con il vizietto del gioco
Cronaca

Dietro il buon padre di famiglia
un uomo con il vizietto del gioco

Quella mattina Pasquale Folletto al lavoro era arrivato con una mezzoretta di ritardo. La cosa però non aveva minimamente insospettito i colleghi della ditta "Pregno Autotrasporti", in quanto il suo atteggiamento era quello di sempre. Tranquillo, sereno, almeno in apparenza, tutto sembrava come al solito e quel ritardo è passato inosservato, come un semplice contrattempo. «Non ho sentito suonare la sveglia», ha detto ai colleghi…

Quella mattina Pasquale Folletto al lavoro era arrivato con una mezzoretta di ritardo. La cosa però non aveva minimamente insospettito i colleghi della ditta "Pregno Autotrasporti", in quanto il suo atteggiamento era quello di sempre. Tranquillo, sereno, almeno in apparenza, tutto sembrava come al solito e quel ritardo è passato inosservato, come un semplice contrattempo. «Non ho sentito suonare la sveglia», ha detto ai colleghi di lavoro e tutto è finito lì.

E invece, così non era. In quella mezzora aveva ucciso una tabaccaia, si era liberato del coltellaccio, aveva bruciato i vestiti e i tappetini dell'auto e aveva ripulito l'abitacolo del mezzo da qualsiasi elemento potesse comprovare l'accaduto. Da "orco" aveva riacquisito le sembianze umane, aveva cancellato i segni di quel tremendo fatto, forse per dimenticarlo lui stesso, per non portarlo dentro. Era tornato il Pasquale di sempre, quello che tutte le mattine, puntualmente, si presentava al lavoro e scherzava con i colleghi. «Si comportava sempre bene con noi -? ha detto una sua collega -? siamo stupiti, esterrefatti. Non potevamo aspettarci una cosa del genere. E' sempre stata una persona mite, tranquilla, legata alla famiglia. Quella che abbiamo trovato sui giornali e nei telegiornali non è la stessa persona. Siamo increduli». Avrà anche perso la testa quando era in tabaccheria, ma doveva averla subito riacquistata, visto che ha organizzato il suo "post omicidio" con grande meticolosità e freddezza.

Nessuno sospettava di lui, nessuno dei suoi colleghi poteva immaginare che dietro quell'amico un po' gracilino, si annidasse un omicida dei più crudeli. Quarantacinque coltellate non è un omicidio qualsiasi. E' un omicidio efferato, folle, disperato e la freddezza dell'autore sta proprio nel non essersene fatto accorgere. Non ha mai parlato di quel fatto, non si è lasciato scappare nulla. Non una frase, non un appellativo nei confronti di chi poteva aver compiuto un gesto del genere. Eppure i colleghi di lavoro parlavano dell'omicidio, qualificavano con parole anche pesanti il suo autore. Ma lui nulla. Quasi come se a commettere l'efferato gesto fosse stato un altro, uno dei tanti che passano in televisione e tengono l'Italia con il fiato sospeso. I colleghi parlavano di lui inconsapevolmente e lui consapevolmente annuiva per non destare sospetti. Ancora oggi i compagni di lavoro non possono credere a quanto accaduto. Non riescono a capacitarsi che il loro amico abbia potuto uccidere la tabaccaia, proprio lui, mite, preoccupato per le cure a cui doveva sottoporre la figlia più grande.

Si è detto in questi giorni che non navigasse nell'oro e che a volte provasse a cercare fortuna con qualche "Gratta e Vinci", con il "Lotto" e con altre amenità del genere. Quelle fortune illusorie che usano la speranza per toglierti anche quel poco che hai. Ma le cose non stavano proprio così. Secondo quanto affermato da una sua collega, il mese scorso avrebbe percepito uno stipendio di 2.643 euro più la quattordicesima di 1170 euro. Gli assegni sono stati tutti versati in banca. Come in banca, qualche mese prima, erano stati depositati gli arretrati dovuti per le cure alla bambina più grande, affetta da una malattia genetica. Si trattava di diverse migliaia di euro che sono finiti sul suo conto.

Quindi, decade la figura del padre di famiglia con problema di soldi, che non sa come fare per mandare avanti la "baracca". Di problemi doveva averne, ma probabilmente erano di gioco, visto che qualche soldo a fine mese lo maneggiava. Non pagava multe, non pagava i bolli dell'auto. Insomma, non era avvezzo ai pagamenti, però gli mancavano i soldi per la famiglia. E dove li metteva allora? Questo dovrà chiarirlo perché è per questa ragione che è arrivato ad uccidere e lo ha fatto in quel modo efferato.

Flavio Duretto

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