Restituire alla città Palazzo Ottolenghi, come mai è stato visto prima, in tutto il suo splendore. Con questo obiettivo proseguono i lavori di risanamento strutturale e restauro conservativo dei
Restituire alla città Palazzo Ottolenghi, come mai è stato visto prima, in tutto il suo splendore. Con questo obiettivo proseguono i lavori di risanamento strutturale e restauro conservativo dei locali costituenti il cosiddetto Nucleo di Alto Pregio. Nello specifico, l'intervento riguarda lo scalone principale, la sala di rappresentanza ad esso adiacente, il salone e l'androne su corso Alfieri. La parte più significativa dei lavori è costituita dal restauro conservativo sia delle superfici decorate degli apparati architettonici sia degli arredi fissi e mobili. L'importo totale dei lavori ammonta a 835.912, 51 euro, di cui 752.675 euro da finanziamento Pisu (Progetto integrato di sviluppo urbano, in cui rientra l'intervento stesso) e 83.237,51 euro finanziati direttamente dall'amministrazione comunale.
I lavori, la cui ultimazione è fissata al 10 settembre di quest'anno, dopo l'avvio dal 14 aprile scorso, sono diretti dall'architetto Roberto Nivolo, progettista esecutivo. Nel ruolo invece di direttore operativo la dottoressa Ilaria Deambrogio. Responsabile del procedimento e dei lavori l'architetto Cristina Cirio, mentre il ruolo di coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione è stato affidato alla collega Sonia Bigando. Due poi i soggetti affidatari ovvero R.T.I. ditta Restauro di Pastorini Alina e impresa Tielle Impianti s.r.l. L'intervento è stato presentato nel corso di un apposito sopralluogo, ieri mattina, lunedì, alla presenza, tra gli altri, del sindaco Fabrizio Brignolo e dell'assessore comunale ai Lavori Pubblici Alberto Ghigo. «Alla fine -? ha dichiarato quest'ultimo ?- grazie al Pisu, avremo un quadrilatero, lungo l'asse di corso Alfieri, con i palazzi storici di nuovo fruibili».
Dal canto suo, l'architetto Nivolo ha annotato: «Credo sia importante sottolineare il valore di Palazzo Ottolenghi, specie per la ricchezza e le caratteristiche delle decorazioni. Non a caso, esso ricalca, in molte sue parti, ciò che si trova a Torino a Palazzo Reale. Perciò, dopo il restauro della parte nobiliare, che era di fatto l'alloggio di Ottolenghi, bisognerebbe inserire questo Palazzo, privato e patrizio, nel polo reale delle più importanti dimore sabaude legate ai Savoia». Quanto ai lavori, Nivolo ha spiegato più nel dettaglio: «E' stato problematico definire le varie fasi dell'intervento, considerato che l'edificio ha conosciuto vari adattamenti nel tempo, a seconda di chi ci ha messo le mani e lo ha abitato. Si è quindi cercato di tenere come filo conduttore la fase Ottolenghi. Inoltre, c'è la fortuna di avere in queste sale tutti gli arredi dello stesso Ottolenghi, che saranno appunto restaurati. Fascinosi poi i pavimenti in bitume dipinto, che, per quanto mi risulta, costituiscono davvero un unicum, anche se difficili da restaurare».
Tra i locali interessati dai lavori la quadreria del Palazzo ovvero «la sala dove erano appesi appunto i quadri di tutta la famiglia e in cui veniva allestiva la camera ardente, quando moriva uno dei suoi membri». Originato dall'unione di due fabbricati di epoca medievale su preesistenze di epoca romana, il Palazzo fu acquistato nel 1851 dal conte Zaccaria David Ottolenghi, esponente di una influente famiglia ebraica nonché padre dell'illustre mecenate astigiano Leonetto, dal medesimo in parte ridecorato e riarredato nelle sale prospicienti corso Alfieri e come tale conservatosi fino ai giorni nostri. Dal 2008, l'assessorato ai Lavori Pubblici del Comune ha attivato un programma di restauro conservativo e di valorizzazione, per la salvaguardia e la rinascita di un Palazzo unico in Piemonte, come testimonianza di residenza alto borghese.
Manuela Zoccola