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La denuncia dei malati: «Asti senza Centro di Reumatologia, siamo costretti a viaggiare per curarci»

Il presidente dell’associazione che li tutela, Raffaele Paone, rende pubblico il disagio dei pazienti che devono migrare a Torino, Alessandria o Pavia.

La denuncia è precisa e circostanziata e arriva da Raffaele Paone, presidente dell’Associazione ammalati pazienti reumatici autoimmuni.
Una categoria di pazienti spesso poco conosciuta che invece riguarda circa il 10% della popolazione italiana. Sono quelli affetti da malattie come l’artrite reumatoide, le spondiloartriti e le connettiviti e dalle patologie autoimmuni.
La percentuale statistica stima che nella provincia di Asti siano circa 21 mila i pazienti interessati da queste malattie e nonostante questo alto numero di pazienti (o futuri tali, visto che molti non sanno ancora di essere malati) non vi è alcun servizio pubblico di Reumatologia. Ed è l’unica provincia piemontese ad esserne sprovvista.
«Attualmente i cittadini dei Comuni dell’Astigiano sono costretti a cercare assistenza in altre province, regioni o, chi può permetterselo, a rivolgersi alle diagnosi e alle cure private sostenendo costi importanti – afferma Raffaele Paone – Vero che si tratta di una carenza di specialisti e di centri di riferimento a livello nazionale, ma qui in Piemonte è ancora più marcato e, all’interno della regione, Asti ne è completamente sprovvista».
E dire che la Reumatologia, come specialità separata da Medicina Interna è nata proprio in Piemonte 75 anni fa.
Dove vanno i pazienti astigiani? «Prevalentemente al Mauriziano a Torino, dove c’è un Centro di riferimento per questa specialità, ma anche ad Alessandria, dove lavora un reumatologo di origini astigiane, il dottor Paolo Stobbione, oppure anche all’ospedale di Pavia. Ma questo, è evidente, comporta grandi disagi per i pazienti che devono affrontare spese di viaggio e limitazioni nella continuità di cura proprio a causa della grande distanza fra malato e curante».
E per questi malati, la continuità è importante. «Quando un paziente astigiano viene visitato dai medici della Reumatologia ospedaliera di Torino, Alessandria o Pavia, riceve la prescrizione di farmaci molto costosi che si ritirano solo presso le farmacie ospedaliere e che devono essere mantenuti ad una temperatura controllata. Anche questo è un problema non indifferente se poi si deve fare un viaggio di ore per tornare alla propria abitazione. Lo specialista poi, emette il piano terapeutico da 3 a 6 mesi durante il quale sono necessarie visite di controllo e verifiche sulle terapie eventualmente da correggere; in questo meccanismo, i farmaci vanno ritirati ogni 2 mesi nell’ipotesi migliore ma anche ogni 15 giorni in casi più difficili. Dunque la distanza fra casa e curante diventa veramente un problema grande per gli astigiani. Che, abbiamo purtroppo già verificato, spesso porta all’abbandono della terapia da parte di chi non riesce a star dietro a questa “migrazione”».
Una scopertura, quella astigiana, che perdura da almeno 5 anni, dicono dall’associazione e che comporta anche l’allungamento dei tempi di attesa negli altri centri.
«Il Mauriziano registra oltre 3 mila primi accessi all’anno – prosegue ancora Paone – e la lista d’attesa è mediamente di 18 mesi. Questo significa che la media di prima diagnosi che già oggi è a 7 anni, potrebbe arrivare ancora più tardi, quando la situazione è già compromessa e necessità di piani terapeutici massicci sia per i malati sia per il sistema sanitario nazionale che deve sostenere spese altissime per queste cure».
Ogni anno, infatti, sono stimate 24 milioni di giornate di lavoro perse a causa delle malattie reumatologiche e autoimmuni con una spesa per le cure che incide per il 27% sui costi totali.
«Come Associazione rivolgiamo un appello all’Asl di Asti affinché ci convochi e ponga presto rimedio alla grave assenza di specialisti reumatologi all’interno del suo ospedale».

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