La Corte di Cassazione si è espressa sul ricorso che l'uomo aveva presentato per chiedere di essere processato in stato di libertà o al massimo agli arresti domiciliari. Fra le indiscrezioni che erano trapelate sugli argomenti alla base del ricorso vi era il fatto che lui cucinasse bene. Ma i giudici hanno deciso diversamente e Michele resterà in prigione fino al termine del processo, celebrato con rito abbreviato
Anche l'ultima speranza di Michele Buoninconti di uscire dal carcere è sfumata e tutto il processo, iniziato la scorsa settimana, lo vedrà nelle vesti di detenuto.
Stamattina, infatti, la Corte di Cassazione si è espressa sul ricorso che l'uomo aveva presentato per chiedere di essere processato in stato di libertà o al massimo agli arresti domiciliari. Una richiesta avanzata qualche giorno dopo l'arresto avvenuto il 29 gennaio al Tribunale della Libertà di Torino che però aveva respinto il ricorso confermando la fondatezza della restrizione della sua libertà. Di qui il ricorso al grado superiore, quello della Cassazione, dove ieri si è tenuta la discussione.
Con qualche curiosità di tipo procedurale. All'epoca del ricorso al grado giudiziario più alto, i due difensori di Buoninconti, gli astigiani Girola e Masoero, non avevano l'abilitazione di cassazionisti e l'appello è stato avanzato personalmente dallo stesso Michele Buoninconti, eventualità prevista dalla legge.
Alla discussione di ieri, dunque, le parti erano rappresentate dal pm Deodato per la pubblica accusa e da un avvocato d'ufficio per il detenuto e per il quale ha chiesto di trasformare il provvedimento di custodia in carcere in arresti domiciliari.
I giudici della Cassazione stamattina hanno reso noto il dispositivo che dichiara inammissibile la richiesta avanzata da Buoninconti condannandolo, oltre al pagamento delle spese processuali, anche ad un'ammenda di mille euro da versarsi alla Cassa Ammende dello Stato.
Le ragioni di questa multa non sono note ed emergeranno dalle motivazioni; in linea di massima questo tipo di ammende vengono comminate a chi propone ricorso pur in presenza di manifesta infondatezza delle ragioni che lo motivano. Fra le indiscrezioni che erano trapelate sugli argomenti che stavano alla base del ricorso vi era il fatto che lui cucinasse bene (per i figli e per gli ospiti), che si fosse comportato educatamente durante una gita al mare con i ragazzi e i nonni, che portasse puntualmente i figli alle sedi delle loro attività scolastiche ed extrascolastiche. Argomenti che, di fronte ad una pesantissima accusa di omicidio volontario ed occultamento del cadavere della moglie, evidentemente non potevano reggere una misura restrittiva che non fosse quella in carcere.
Michele non ha più possibile di appellarsi ad alcunchè e attenderà da detenuto la sentenza del processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato.
Daniela Peira