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Diritti sul lavoro

Italia e Albania firmano l’accordo per le pensioni: la battaglia partita da Asti

Da anni Diaspora 91-19 ha lavorato per consentire a molti connazionali di veder finalmente riconosciuti gli anni lavorati in patria (e viceversa)

Grande soddisfazione dell’associazione Astigiana Diaspora 91-19 Aniap di cui è segretario  Giorgio Rubolino che da anni lavora alla firma dell’accordo bilaterale  per veder riconosciuti i diritti pensionistici agli albanesi che vivono e lavorano in Italia e agli italiani che vivono e lavorano in Albania.

Dopo molte promesse (alcune disattese) e la stesura dell’accordo definitivo approvata a novembre, oggi, 6 febbraio, segnerà il giorno della firma dell’accordo che sarà sottoscritto dal Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e dal Ministro albanese per l’Europa e gli Affari Esteri Igli Hassan.

Un documento che riguarda circa mezzo milione di cittadini albanesi immigrati che vivono e lavorano in Italia e che potranno finalmente andare in pensione; nella nostra provincia era una firma attesa da circa 250 albanesi immigrati.

Fino a ieri, infatti, per i cittadini albanesi che si sono trasferiti in Italia (e, al contrario, per gli italiani ,sempre di più, che si sono trasferiti in Albania), non venivano riconosciuti gli anni lavorati in patria e dovevano andare in pensione molto più tardi dei loro coetanei, continuando a lavorare anche fino a 70 anni.

Non si tratta di “regalare” delle pensioni per contributi non versati in Italia, ma di consentire di sommare gli anni lavorativi in Albania con quelli in Italia, in modo da raggiungere la soglia per andare in pensione. Poi ognuno di loro riceverà il rateo pensione dall’Italia per quanto lavorato qui e il rateo pensione dall’Albania per quanto lavorato là.

Lo ha spiegato molto bene il segretario di Diaspora Giorgio Rubolino in una nostra precedente intervista: «Questo accordo riguarda persone che sono arrivate qui con le prime ondate di migranti e che avevano già diversi anni di lavoro e di contributi in Albania. In Italia, quella generazione, per la maggior parte ha trovato lavori umili e di grande fatica, prevalentemente nell’edilizia, nell’agricoltura e, le donne, come badanti o domestiche. Vorremmo solo che fosse consentito sommare gli anni di lavoro in Italia con quelli in Albania per arrivare all’età pensionabile e smettere di lavorare sui tetti e ponti in edilizia, su catene di montaggio, in campagna e come badanti con l’età sopra ai 62 anni. Poi ognuno di loro prenderà quanto spetta dal sistema di previdenza italiano e quanto spetta da quello albanese. Ma almeno può smettere di lavorare».

Attraverso l’accordo saranno coperte le pensioni di vecchiaia, l’assicurazione per le indennità di malattia e l’assicurazione contro la disoccupazione sia per gli albanesi che vivono in Italia che per i cittadini italiani che vivono e lavorano in Albania e qui versano i loro contributi.

(Nella foto una delegazione di Asti a Roma per chiedere la firma del contratto)

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