Il progetto di restauro e recupero consentirebbe di consegnare alla borgata uno spazio vivo (aperto tutto l’anno perché dotato, tra l’altro, di un nuovo impianto di riscaldamento) adatto sia per le funzioni religiose, che oggi si tengono da maggio a settembre, che per le iniziative culturali. «San Rocco è una borgata, a due passi dal centro, che mantiene vive le tradizioni grazie a un gruppo di sensibili cittadini – spiega il sindaco Anna Macchia – risanare la chiesa significa valorizzare l’intero nucleo abitativo e aggiungere un nuovo tassello al lavoro di riqualificazione che l’Amministrazione sta portando avanti nel centro storico».
Costruita agli inizi del 1600 come cappella campestre per proteggersi dalla peste, riedificata nel 1716 e ancora adesso nel cuore dei borghigiani, che con le offerte la curano e la tengono aperta. È lunga la storia della piccola chiesa di San Rocco, il santo a cui la popolazione chiese protezione, quattro secoli fa, per tenere lontana l’epidemia da Villafranca. Nonostante i restauri del 1926 e 2004, l’umidità di risalita, problema già segnalato in un documento del 1828, è tornata a manifestarsi con inequivocabili segni di degrado sugli intonaci interni ed esterni e sulle finiture: nei giorni scorsi l’Amministrazione comunale e l’associazione Per San Rocco sono passate all’azione.
«Abbiamo in programma – conferma la presidente dell’associazione Patrizia Grosso – approfondimenti sulla figura di San Rocco, il suo culto e la diffusione delle chiese a lui dedicate, passeggiate per studiare la stretta relazioni tra alcune chiese medievali dell’Astigiano e il paesaggio circostante e incontri con studenti universitari e giovani professionisti, che hanno legami con la borgata o il paese, per esporre o promuovere tesi di laurea su Villafranca e i suoi dintorni».