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Cronaca
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Carcere di Asti, accuse pesanti da un sindacato agenti penitenziari: «Situazione di ingovernabilità e incolumità a rischio»

Dure critiche alle condizioni in cui versa la struttura carceraria di alta sicurezza

E’ durissima la lettera che il sindacato Osapp della Polizia Penitenziaria ha inviato al Ministro della Giustizia Nordio, al Prefetto di Asti Ventrice e ai vertici nazionali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sulle condizioni di lavoro degli agenti in servizio al carcere di Asti.

«Un carcere – si legge nella lettera – in cui condizioni di evidente incertezza organizzativo-gestionale stanno da tempo determinand  la predominanza dei detenuti più facinorosi ed indolenti alle regole della convivenza interna con costante rischio per l’incolumità degli addetti del Corpo come gli innumerevoli e gravi episdio hanno dimostrato».

Riferendosi precisamente ad una serie di aggressioni al personale, anche recenti, alcune delle quali anche di notevole gravità che si sommano alla dimostrata e palese ostilità anche fisica nei confronti degli agenti di guardia. «A questo però – prosegue la lettera – fanno da contraltare una considerazione ed un atteggiamento molto permissivo ai detenuti. Un esempio su tutti la concessione ai detenuti di vedere i programmi sulla piattaforma televisiva di Sky».

E il sindacato denuncia anche la difficoltà ad applicare la recente circolare del Dap che prevede una stretta sull’apertura delle sezioni ad alta sicurezza, non più consentita.

«La sicurezza nel carcere di Asti presenta un persistente rischio per tutti: personale ed utenza, tanto che nell’arco di un anno sono stati rinvenuti circa 100 telefoni cellulari come se vi fosse una sorta di call center interno, ovviamente “illegale” ma diventato consuetudine».

Nella lettera si denunciano anche profili strettamente sindacali come la durata dei turni lavorativi che vanno ben oltre le 6/8 ore continuative da parte di agenti in numero ampiamente insufficiente per garantire le regole del circuito di alta sicurezza alquale il carcere di Asti appartiene e che oggi conta oltre 270 detenuti.

Una situazione complessiva che l’Osapp, per voce del suo segretario generale Leo Beneduci, definisce «Un fallimento dell’istituzione penitenziaria nell’istituto astigiano laddove si consideri che non si ritene possibile, in queste situazioni, alcun recupero degli attuali detenuti che, ricordiamo, al termine della pena rientrano nella società civile e su di essa possono avere gravi ripercussioni».

 

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