Il tema delle persone scomparse è sempre più attuale e se un tempo le ricerche erano basate per lo più tramite appelli sui giornali e in tv, oggi la tecnologia può dare valide risposte alle famiglie angosciate.
Lo sa bene il dottor Fabrizio Pace, astigiano, presidente di Penelope Piemonte, l’associazione che da molto tempo si occupa di affiancare le famiglie degli scomparsi.
«Un fenomeno che non trova l’attenzione che meriterebbe, se contiamo che dall’istituzione del database degli scomparsi del 1964 sono sparite in Italia oltre 60 mila persone, quasi una città come Asti – dice il dottor Pace – E’ difficile far partire tempestivamente le ricerche delle persone scomparse ma è pure difficile dare un nome ai corpi senza vita che vengono ritrovati in varie modalità».
Da qualche tempo è attiva una Banca Dati Dna in cui i parenti degli scomparsi “depositano” la loro traccia genetica per essere comparata proprio con i cadaveri senza nome.
«Uno strumento che ha una potenzialità straordinaria – prosegue Pace – che non viene però sfruttata, perchè non sempre vengono avviati i programmi di cosiddetto “matching”, ovvero comparazione fra il Dna delle salme e quelli depositati in Banca Dati.
Stiamo tentando, con il Comune di Torino, di esumare i corpi senza nome più recenti proprio per fare queste comparazioni e siamo sicuri che molti di loro potrebbero essere identificati, dando risposte alle famiglie. Seppure sia una risposta di lutto – dice ancora Pace – per le famiglie è un’angoscia infinita non sapere nulla.
Eppure c’è poco interesse su questo argomento e la luce si accende solo quando capitano casi mediaticamente seguiti».