Sarà incentrato sul tema della detenzione in carcere lo spettacolo “Fine pena ora”. In scena giovedì 14 marzo alle 21 al Teatro Alfieri, è inserito nella sezione “Altri percorsi” della stagione teatrale, organizzata dal Comune in collaborazione con la Fondazione Piemonte dal Vivo.
Lo spettacolo è scritto da Elvio Fassone – già magistrato della Cassazione, presidente della Corte di Assise e senatore per due mandati – tratto dal suo libro omonimo, pubblicato nel 2015 da Sellerio.
Con adattamento e regia di Simone Schinocca, vedrà sul palco gli attori Salvatore D’Onofrio, Costanza Maria Frola e Giuseppe Nitti per una produzione Tedacà /Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale/Festival delle Colline Torinesi.
La storia
Lo spettacolo racconta la trentennale corrispondenza tra un ergastolano e il suo giudice. Due vite completamente diverse, all’apparenza inconciliabili, che lettera dopo lettera riescono a trovare un punto di incontro.
«Una storia – spiegano dalla produzione – che insegna come un punto di incontro esista sempre, anche tra mondi distanti e impossibili. L’umano viene posto al centro, con i suoi limiti, le contraddizioni, il desiderio di ricreare un “punto zero”».
«Ma come si può ritrovare un senso – continuano – partendo da quel “Fine pena mai” che accompagna il nome di Salvatore? Questa è un’opera che scuote e commuove, chiede come conciliare la domanda di sicurezza sociale, e la detenzione a vita, con il dettato costituzionale del valore riabilitativo della pena, senza dimenticare l’attenzione al percorso umano di qualsiasi condannato».
Da qui l’obiettivo di lanciare un messaggio universale. «Questa storia parla alle nostre vite – concludono – perché́ uno spazio di umanità̀, di possibilità̀ e di speranza è sempre possibile, anche quando tutto sembra dire il contrario. “Fine pena ora” nasce in questo tempo in cui tutti urlano la propria posizione e il proprio sentire, per cui trovare un punto di incontro e conciliazione sembra impossibile. Ma tutto quello che ci accade è la nostra vita. Questo è il grande insegnamento che l’ergastolano ha donato al giudice».
Il libro
Come detto, lo spettacolo è tratto dall’omonimo libro: non un romanzo di invenzione, ma una storia vera. Nel 1985 a Torino si è infatti tenuto un maxi processo alla mafia catanese durato quasi due anni. Tra i condannati all’ergastolo Salvatore, uno dei capi a dispetto della sua giovane età, con il quale il presidente della Corte d’Assise aveva stabilito un rapporto di reciproco rispetto. Il giorno dopo la sentenza il giudice gli aveva scritto d’impulso e gli aveva mandato un libro. Non era un pentimento per la condanna inflitta, né solidarietà, ma un gesto di umanità per non abbandonare un uomo che avrebbe passato in carcere il resto della sua vita. La legge era stata applicata, ma questo non aveva impedito al giudice di interrogarsi sul senso della pena.
La replica in carcere
Da ricordare che lo spettacolo è anche al centro di un progetto promosso dall’associazione Effatà, che si occupa di svolgere attività di volontariato nella casa di reclusione di Quarto, in collaborazione con FuoriLuogo. Destinatarie due classi quinte dell’istituto Monti. «Lo spettacolo – annuncia Giuseppe Passarino, volontario Effatà – si presta molto bene ad essere inserito nel progetto che abbiamo avviato con gli studenti. Dopo gli incontri informativi a scuola, gli studenti potranno assistere allo spettacolo direttamente alla casa di reclusione di Quarto, dove sarà replicato il 20 marzo in orario mattutino alla presenza anche dei detenuti partecipanti al progetto, grazie alla disponibilità della direzione e alla collaborazione organizzativa dell’area trattamentale della casa di reclusione.
I ragazzi avranno inoltre la possibilità di dibattere e riflettere sul tema, alla fine della rappresentazione, insieme al regista e gli attori, con la possibilità di ascoltare anche le riflessioni dei detenuti».
Curioso il titolo del progetto, ovvero “Una penna a due mani”, che prevede la pubblicazione di un libro che contiene interventi e riflessioni per metà scritte dagli studenti e per metà dai detenuti.
Da ricordare, infine, che sempre ad opera di Effatà, giovedì 14 marzo sarà allestita, nel foyer del Teatro Alfieri, la mostra itinerante “Art. 27”, che comprende dodici tabelloni realizzati dagli studenti dell’Accademia Albertina di Torino, che hanno tradotto in grafica pensieri e riflessioni sul tema della detenzione.
Biglietti
Biglietti per lo spettacolo all’Alfieri: 23 euro (speciale biglietto ridotto scuole a 13 euro per studenti, insegnanti e accompagnatori), 18 euro loggione. Per informazioni e prenotazioni www.teatroalfieriasti.it, 0141/399057. Biglietti disponibili anche online su www.bigliettoveloce.it.