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Alpini sul Monte Neroa 100 anni dal massacro
Cronaca

Alpini sul Monte Nero
a 100 anni dal massacro

Luigi Bersano, classe 1956, residente a Portacomaro Stazione, è un alpino che alla passione per la montagna unisce quella della storia, o meglio ancora, sente forte il dovere di ricordare le vicende

Luigi Bersano, classe 1956, residente a Portacomaro Stazione, è un alpino che alla passione per la montagna unisce quella della storia, o meglio ancora, sente forte il dovere di ricordare le vicende del 3° Reggimento Alpini, dove ha trascorso i mesi della "naja" con la penna nera sul cappello. «Anche mio padre e mio zio sono stati nel 3° Regg. Alpini ? ricorda Bersano ? che per noi è una tradizione di famiglia. Nel mese di giugno del 1915 il 3° Regg. era impegnato sul Monte Nero che io, sin da bambino, ho sempre sentito definire il monte del massacro, per i ferocissimi combattimenti che si svolsero. Un nostro vicino di casa ci raccontava quel che era successo il 16 giugno del 1915 quando, nelle ore che precedevano l'alba, in una notte senza luna, avanzarono in silenzio sulle pendici del Monte Nero due battaglioni del 3° Reggimento Alpini, il "Susa" e l' "Exilles". Alle prime luci dell'alba si scatenò l'attacco: il battaglione "Susa" era salito dalla cresta nord, mentre l' "Exilles" dal lato sud. I combattimenti furono ferocissimi, ma alla fine gli Alpini conquistarono il Monte Nero e questa battaglia divenne subito una vera e propria leggenda, tra le più ricordate di tutta la guerra. Si trattò di un'impresa militare e alpinistica al tempo stesso, perché il versante sud ha strade molto scoscese, con pendenze sino a 45°, sulle quali, specie se piove, è difficilissimo anche solo stare in piedi».

Questa è la storia: ma qual è il legame di oggi con Luigi Bersano? «Tre mesi fa ? risponde ? mi sono ricordato della canzone che dice "il 16 di giugno il 3° Alpini Monte Nero va a conquistar": allora sono andato alla sede dell'ANA, ho chiesto al presidente Blengio il gagliardetto della sezione ed insieme a Sergio Rosso, classe 1954, sono partito per Cividale. Nella ricorrenza del centenario della battaglia la commemorazione era stata fissata proprio per il 16 giugno: alle 6 siamo partiti e siamo saliti sino a 900 metri in auto, poi siamo arrivati in cima "a unge", ossia a piedi, com'è d'obbligo per chi va in montagna. In cima abbiamo trovato altri alpini, fa cui alcuni di Aramengo, ed abbiamo fatto le nostre foto ricordo, con i gagliardetti della Sezione di Asti e del Gruppo di Callianetto. Al rientro ci siamo fermati in Val Natisone, dove ci hanno rifocillati in grande amicizia e ci siamo fatti delle belle cantate».

Tutto bello, allora. «No, c'è stata una cosa che mi ha ferito: quando han saputo che eravamo di Asti, qualcuno ha ricordato che nell'adunata del 1995 aveva bevuto del vino pessimo. Mi auguro davvero, per il buon nome di Asti, che questo non succeda mai più».

Renato Romagnoli

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