E’ entrata a pieno regime l’attività all’ambulatorio medico “Fratelli tutti” di via Giobert, dedicato alle persone indigenti, che prende il nome dall’enciclica di Papa Francesco. Una struttura ideata e fortemente voluta dalla Diocesi con la Pastorale della Salute guidata da Tiziana Stobbione, inaugurata il 20 novembre 2023 alla presenza, tra gli altri, del presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi.
Anima e motore della struttura sono i volontari: 25 medici e 40 infermieri, affiancati da diversi amministrativi, che hanno il compito di accogliere cittadini residenti nella provincia di Asti, provvisti di medico di famiglia e con reddito Isee uguale o inferiore a 9mila euro.
L’attività
«L’attività – spiega il direttore sanitario, Anna Paola Fea, che guida la struttura con la vice Donatella Ciaceri – è iniziata concretamente all’inizio di febbraio con le prime visite. Va sottolineato che possiamo offrire venti visite specialistiche differenti, sulla base della disponibilità accordata da medici in pensione e attivi (grazie anche all’accordo stipulato con la direzione generale dell’Asl, che ha concesso agli specialisti in servizio di prestare, nel tempo libero, attività di volontariato presso di noi). L’importante è ricordare che per accedere a queste prestazioni le persone devono prima recarsi in un centro di ascolto Caritas, in modo che possano essere verificati i requisiti di accesso. Dopodiché prendono appuntamento con i volontari Caritas, su richiesta, o comunque informando, il medico curante. Va anche ricordato che per gli stranieri privi di permesso di soggiorno è funzionante l’ambulatorio dell’ospedale denominato Isi».
Presso la struttura è possibile effettuare visite di cardiologia, chirurgia generale, dermatologia, dietologia, endocrinologia, gastroenterologia, geriatria, malattie infettive, medicina generale, medicina interna, neurologia, oculistica, odontoiatria (anche pediatrica), ortopedia, otorinolaringoiatria, pediatria, pneumologia e malattie respiratorie, psichiatria, terapia antalgica e del dolore.
«Finora – sottolinea Fea – sono state richieste principalmente visite dentistiche e oculistiche – presso gli studi dei professionisti che hanno aderito – oltre che ortopediche e psichiatriche. Siamo anche riusciti a pagare protesi mobili a chi ne aveva bisogno, ma mi preme sottolineare che i fondi di cui disponiamo finiranno entro l’anno».
Attualmente la Diocesi fornisce i locali e garantisce il pagamento delle utenze, mentre i fondi a disposizione sono legati ad un progetto Caritas. «Abbiamo anche attivato un conto corrente per raccogliere donazioni – continua la dottoressa – e faremo attività di sensibilizzazione presso le fondazioni. Comunque, siccome questa è un’opera importante in cui credo molto, sono convinta che andrà avanti».
I farmaci
Tra i volontari il medico di medicina generale Mauro Pedrolo che, come il collega Gian Michele Amerio, garantisce la presenza una mattina a settimana per visite e consigli terapeutici, anche senza prenotazione (ma sempre previo passaggio dai centri di ascolto).
«Oltre alle visite – ricorda il medico – riusciamo anche a fornire agli utenti i farmaci che consigliamo, in accordo con i medici di famiglia, attingendo ad una piccola dispensa di cui disponiamo grazie al Banco farmaceutico, utile soprattutto per i farmaci della fascia C, non dispensati dal Servizio sanitario».
Se, invece, il farmaco non fosse presente nella dispensa, interviene la convenzione tra l’ambulatorio e 19 farmacie della provincia di Asti. «Sulla prescrizione del medico per farmaci di fascia C – continua – possiamo apporre un timbro particolare, che non si può fotocopiare, consentendo al paziente di ritirare il farmaco in questione pagato dall’ambulatorio».
L’accoglienza
Molta attenzione viene data all’aspetto dell’accoglienza. «Le persone – ha evidenziato Mariangela Musso, ex infermiera ora volontaria in ambulatorio – sanno che qui da noi si trovano in una struttura protetta, dove nessuno le giudica. E dalle prime esperienze di questi mesi si nota proprio come gli utenti considerino l’appuntamento non solo come un’importante occasione di risoluzione di un problema di salute, ma anche come un momento per confidare i loro problemi, solitamente legati alla famiglia, alla disoccupazione e alla solitudine, tanto che spesso arrivano arrabbiati e agitati. Noi siamo volontari e vogliamo “fare bene il bene”, per cui non abbiamo problemi a dedicare tempo a queste persone. Ad esempio, l’altro giorno ho impiegato due ore per aiutare un utente a sistemare la cartellina con la documentazione sanitaria».
D’accordo Anna Paola Fea, che sintetizza: «Siamo un’alternativa alla sanità pubblica basata sui volontari: per questo possiamo permetterci di prendere in carico la persona e non la malattia».
Il commento del direttore Caritas
Soddisfatto del primo bilancio dell’iniziativa Beppe Amico, direttore provinciale Caritas. «L’inizio è stato un po’ lento – commenta – ma ora l’ambulatorio sta funzionando appieno. Gli utenti sono molto soddisfatti e lo siamo anche noi, dato che l’ambulatorio rappresenta un modo concreto per recuperare un bisogno messo pericolosamente in secondo piano da queste persone, che non possono pensare alla prevenzione. Come emerge dalla gestione dell’ultimo fondo Caritas a favore di questa fascia della popolazione, le necessità più impellenti sono infatti il pagamento dell’affitto e delle utenze, mentre la salute viene sempre trascurata».