Asti è fanalino di coda regionale sebbene lo strumento delle donazioni, da parte di privati, preveda un credito d’imposta, pari al 65% dell’erogazione, detraibile in 3 anni
Asti, storie di bellezza. Anzi, di bellezze, considerato il numero di monumenti, siti di pregio storico e culturale, musei già aperti o in programma di allestire. Un patrimonio che si intende valorizzare sempre di più, a cominciare dal nuovo progetto “Vino e Cultura”, ma per il quale i soldi non sono mai abbastanza. Parte di questo patrimonio è gestito dal Comune, poi dalla Fondazione CrAsti (Palazzo Mazzetti) e il restante, soprattutto, dalla Curia. I finanziamenti ex PISU sono importanti, ma non certo sufficienti per restaurare, mantenere e incrementare i beni turistici dell’Astigiano. Esiste però un’ interessante leva che viene in aiuto delle amministrazioni pubbliche: l’Art Bonus.
Si tratta di un insieme di incentivi fiscali in favore di privati, fondazioni bancarie, enti o società che decidano di fare del sano mecenatismo, effettuando erogazioni liberali, in denaro, a sostegno della cultura e dello spettacolo. Lo strumento identificato dal Ministero è il credito d’imposta, pari al 65% dell’erogazione, detraibile in 3 anni.
Ma ci sono dei paletti molto rigidi per l’Art Bonus: il mecenatismo deve interessare specifici interventi mirati e, in particolare, la manutenzione, il restauro o la protezione di beni culturali pubblici; il sostegno degli istituti della cultura gestiti dal pubblico (musei, ad esempio) e il restauro o potenziamento di enti o istituzioni pubbliche che, senza scopo di lucro, svolgono attività esclusiva nello spettacolo. A ciò si aggiunge la comunicazione in senso largo di questi beni che, anche per Asti, saranno sempre più strategici per il cambio di vocazione da industriale a culturale/turistica.
Esclusi i beni della Chiesa, è quindi sul patrimonio pubblico che lo strumento intende creare un sostegno economico importantissimo, ma purtroppo, secondo i dati ufficiali consultabili sul sito artbonus.gov.it, l’Astigiano non brilla per aver sfruttato l’onda del mecenatismo.
Su 118 Comuni della provincia, solo 3 hanno deciso di utilizzare l’Art Bonus per una richiesta complessiva di circa 274.000 euro. Si tratta di Canelli, non ancora presente sul portale, ma che vanta un progetto sulla Biblioteca (20.000 di donazioni); San Martino Alfieri interessato a riqualificare parte del Palazzo Comunale (240.000 euro di donazioni) e Pino d’Asti che ha dalla sua due progetti, ma per poche migliaia di euro: uno sullo stendardo della Società Agricola (3.965 euro di donazioni) e l’altro sulla bandiera della scuola elementare (549 euro). Asti, fanalino di coda tra tutti i capoluoghi piemontesi, è ferma al palo con nessun progetto avviato.
Ma qualcosa potrebbe cambiare, anche nel comune capoluogo. Il Parco paleontologico astigiano potrebbe essere il primo soggetto a puntare sulle donazioni private per completare le risorse necessarie a recuperare l’ex chiesa del Gesù, parte fondamentale del Museo dei fossili. In un convegno sull’Art Bonus tenutosi a fine giugno proprio al Michelerio, il presidente del Distretto paleontologico, Gianfranco Miroglio, ha lanciato la sfida chiedendo l’attenzione dei mecenati astigiani e, presto, anche gli studenti potrebbero essere coinvolti nell’inizitiva di cofinanziare, simbolicamente, il Distretto. «Per ciò che rimane da coprire, circa 500 mila euro – aveva spiegato la consigliera regionale Angela Motta, moderatrice del convegno – guardiamo all’Art Bonus, un’opportunità per valorizzare anche i beni dei tanti Comuni che hanno raccolto la sfida di far nascere il Distretto paleontologico».
Il Distretto dovrebbe ufficializzare l’adesione ad Art Bonus entro la prima settimana di agosto con il suo inserimento ufficiale in piattaforma. Per Miroglio un primo importante passo su uno dei poli culturali più importanti della città.
«Il Comune – aveva dichiarato il sindaco Fabrizio Brignolo – sostiene l’idea di recuperare l’ex chiesa del Gesù e guarda con interesse alle possibilità dell’Art Bonus: perché gli investimenti per la cultura non sono a fondo perduto, ma fanno bene alla città». «Per questo come amministrazione comunale – aveva annunciato Andrea Cerrato, assessore al Turismo e Agricoltura – guardiamo al mecenatismo per recuperare alcuni palazzi storici cittadini, a partire da Palazzo Ottolenghi». Quindi la volontà di utilizzare l’Art Bonus c’è, ora non resta che trovare i mecenati interessati a sostenere il territorio in questa partita strategica per il futuro, non solo turistico, ma anche economico del nostro territorio.
Riccardo Santagati