«Il dirigente scolastico si può paragonare al titolare di un'azienda privo degli strumenti per farla funzionare. E' ingabbiato in una serie di meccanismi rigidi e farraginosi che vanno
«Il dirigente scolastico si può paragonare al titolare di un'azienda privo degli strumenti per farla funzionare. E' ingabbiato in una serie di meccanismi rigidi e farraginosi che vanno scardinati, in modo da creare un luogo di lavoro caratterizzato da più meritocrazia e meno burocrazia». Questa l'opinione di Giorgio Marino, da otto anni dirigente scolastico dell'istituto "Monti" che, con i suoi 1.100 alunni, è la scuola superiore più numerosa della città. Essendo anche segretario provinciale dell'Anp (Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola), il sindacato più rappresentativo dei presidi, sta seguendo con particolare interesse il dibattito sulla riforma della scuola. Gli abbiamo posto alcune domande in merito.
Cosa pensa del disegno di legge promosso dal Governo Renzi?
«Ritengo che all'origine cogliesse alcune opportunità importanti, ma che, ora, rischia di essere snaturato dal dibattito politico, diventato una prova di forza tra partiti e correnti senza che il dibattito sia entrato veramente nel merito della questione. Insomma, ancora una volta la discussione sulla scuola lascia da parte proprio la scuola».
Quali opportunità andrebbero colte?
«Innanzitutto la volontà di fornire strumenti ai dirigenti scolastici per poter guidare una struttura diventata talmente complicata da essere paragonabile ad un Ente locale. In Italia, solitamente, siamo a capo di scuole che contano tra i 1000 e i 1.500 studenti e tra i 100 e i 150 dipendenti. Ci dobbiamo occupare di amministrazione, contabilità, personale, sicurezza (di cui rispondiamo penalmente), gare di appalto, didattica, acquisti. Passi il fatto che abbiamo pochi fondi e dipendiamo dagli Enti locali per quanto riguarda l'immobile. Ma almeno ci diano gli strumenti per poter svolgere il nostro lavoro: infatti il ruolo del dirigente è nato 15 anni fa con l'arrivo dell'autonomia scolastica, ma si è trattato di un trasferimento di poteri dal vertice alle singole scuole che non si è mai completato».
Quali strumenti intende?
«Il disegno di legge prevede, anche se non è ancora ben chiaro come, la possibilità di scegliere il personale. Saggia decisione. Il sistema attuale, basato sulla graduatorie, è ingessato. Pensiamo solo alle nomine per le supplenze. Abbiamo tre livelli di graduatorie cui i docenti sono arrivati con sistemi di selezione diversi; sono organizzate su base provinciale, anche se possono inserirsi domande di docenti provenienti da altre regioni. Così, magari per una supplenza breve dobbiamo telefonare ad un docente residente nel Lazio perché non possiamo ovviamente scavalcare l'ordine. E magari essere coinvolti in una causa di lavoro perché il docente non ha risposto al telefono e noi siamo andati avanti a scorrere la graduatoria per non lasciare la classe troppo scoperta. Al riguardo cito anche un dato: negli ultimi dieci anni il tasso di contenzioso giuridico nel mondo della scuola italiana è aumentato del 400% (tra cause di lavoro e didattiche, per esempio ricorsi in caso di bocciatura di uno studente)».
«Come noi dirigenti chiediamo da anni, quindi, basterebbe avere un sistema di reclutamento basato solo su concorso e un organico funzionale a disposizione della scuola».
Ma con l'organico funzionale non si rischia di avere "forza lavoro" inutilizzata?
«No, perché l'organico funzionale potrebbe essere utilizzato, oltre che per le supplenze, anche per progetti e attività aggiuntive».
Lei che tipo di insegnanti sceglierebbe?
«Preparati nella materia e con buone competenze didattiche, cioè in grado di entrare in relazione con i ragazzi. Costituirebbe un elemento aggiuntivo, ma non fondamentale, la partecipazione alla vita organizzativa della scuola».
«Ma a proposito della scelta del personale mi lasci dire una cosa».
Dica..
«Si parla tanto di rischi etici relativi alla scelta del personale da parte del dirigente. Perché solo nella scuola e in nessun altro posto di lavoro? A parte che nel disegno di legge è stato inserito il divieto di assumere coniugi e parenti fino al secondo grado (che secondo me non ha senso), ricordo che il dirigente scolastico è una figura che deve rispondere a chiunque, sottoposto a controlli di ogni tipo».
Altra novità introdotta nel disegno di legge è la valutazione degli insegnanti da parte di uno "staff" composto da dirigente, quattro insegnanti e due genitori (alle superiori da un genitore e uno studente). Cosa ne pensa?
«La valutazione del personale è uno di quegli strumenti fondamentali di cui abbiamo bisogno per poter realizzare il piano dell'offerta formativa e sua volta essere valutati sul servizio offerto. Siccome nella scuola esistono tante eccellenze, anche se non se ne parla mai, è giusto inserire criteri meritocratici per premiare con bonus sullo stipendio gli insegnanti migliori. Ad oggi si fa solo per i docenti immessi in ruolo, nel primo anno considerato di prova, ed è effettuata dal dirigente e da quattro insegnanti, ma ha solo un valore simbolico. E poi non ha senso limitarla solo al primo anno: la carriera è lunga e le persone possono cambiare».
Ma come fanno genitori e studenti a valutare un insegnante? Non ne hanno le competenze…
«L'aggiunta dei genitori (e alle superiori di un genitore e uno studente) è stata una concessione in occasione del dibattito alla Camera, per rispondere a quei timori di "derive autoritarie" che non hanno alcun senso. Comunque, anche così sarebbe uno strumento utile, dal punto di vista psicologico (ovvero il fatto di sapere che si è giudicati) e concreto. Infatti genitori e studenti, non potendo argomentare la propria scelta, si accoderebbero al giudizio di dirigente e insegnanti».
«E poi sgombriamo il campo da falsi miti. In una scuola si sa già quali sono gli insegnanti preparati e quali no, chi lavora e chi no: ormai le informazioni girano, si lavora in staff, e non ci sono segreti. Solo che ci sono forze politiche che, sbandierando il concetto della "libertà di insegnamento", sotto cui si vuole giustificare qualsiasi cosa, stanno cercando di ostacolare la riforma. Invece, ritengo che si debbano rompere certi schemi di intoccabilità che hanno ingessato per troppi anni questo settore».
e.f.