E’ arrivata in meno di un’ora la sentenza a carico di Rahhal Fantasse, l’uomo che a metà settembre ha ucciso a coltellate la moglie Anna Carlucci
E’ arrivata in meno di un’ora la sentenza a carico di Rahhal Fantasse, 41 anni, l’uomo che a metà settembre ha ucciso a coltellate la moglie, Anna Carlucci, 47 anni, nella loro casa di via Novello, traversa di via Torchio. Il gup Dovesi ha inflitto all’uomo una condanna, in rito abbreviato, a 15 anni e 4 mesi, esattamente 8 mesi in più di quanto chiesto dal pm Marchetti. Il giudice ha ritenuto la seminfermità dichiarata nell’udienza di una settimana fa dal dottor Gianluca Novellone, perito incaricato, equivalente all’aggravante contestata per l’omicidio.
Fantasse deve rispondere anche delle lesioni al padre della vittima, che quella mattina aveva accompagnato la figlia nell’alloggio di via Novello dal quale si era allontanata qualche giorno prima già proprio in seguito ad un comportamento violento dell’uomo. Il padre di Anna ha tentato di difendere la figlia, ma non è riuscito e Fantasse lo ha chiuso fuori dall’appartamento. Da lì l’uomo ha sentito prima le urla della donna e poi il suo drammatico silenzio.
Inisieme agli oltre 15 anni di condanna, il gup ha però anche disposto la misura di sicurezza di tre anni, da scontare al termine della pena, per effetto della pericolosità sociale dichiarata dal perito nella sua relazione. «E’ una sentenza equilibrata – ha commentato l’avvocato Mirate, difensore dell’imputato – ricorreremo in Appello e ritengo ci siano i margini per un’ulteriore riduzione della pena». Alla lettura della sentenza, oltre all’imputato, era presente anche una buona parte della famiglia della Carlucci. Parte civile si erano costituiti il padre, il figlio minorenne attraverso il curatore speciale, le due sorelle.
All’uscita dall’aula, visibilmente scossi e assititi dai loro legali, (l’avvocato Federica Cerutti per la parte penale e Re Montalcini e Filippi per l’aspetto civilistico), hanno espresso soddisfazione per la sentenza, sostenendo che la giustizia ha fatto il suo corso per dare risposta al drammatico omicidio della donna. Presenti uno zio e la sorella della vittima che, insieme al marito ha ottenuto l’affidamento del bambino figlio di Fantasse e della Carlucci. Assente il padre della vittima, le cui condizioni di salute non gli permettono di assistere ad un’udienza impegnativa come quella sulla morte della figlia cui ha assistito come impotente testimone.
La sentenza contiene anche la quantificazione dei danni a favore delle parti civili. Si parla di 800 mila euro per il figlio della coppia, 300 mila euro per ciascuna delle due sorelle e 400 mila euro assegnati al padre. Sembrano cifre meramente simboliche e formali, considerando che Fantasse non possiede alcun bene nè risparmi che potrebbero andare a soddisfare anche parzialmente le parti civili. Ma su questo punto i difensori dei famigliari contano di poter far valere il diritto all’accesso al Fondo per le vittime di reati intenzionali e violenti che non riescano ad ottenere il risarcimento del danno da parte dell’autore del reato.
L’Italia, fra gli ultimi Paesi in ordine di tempo, è stata sollecitata dall’Europa ad istituire questo Fondo. In pratica, lo Stato italiano, in base a questa direttiva, dovrebbe garantire ai cittadini e agli stranieri, vittime di reati intenzionali e violenti (omicidi dolosi, lesioni dolose, violenze sessuali) commessi sul territorio italiano, un risarcimento (o, perlomeno, indennizzo) equo e adeguato, ogniqualvolta l’autore del reato sia rimasto sconosciuto o si sia sottratto alla giustizia o, in ogni caso, non abbia risorse economiche per risarcire la vittima per i danni arrecati a questa o, nel caso di morte, ai famigliari.
Daniela Peira