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Cronaca
Tribunale

Asti, sei condanne e due assoluzioni per usura, reati fiscali e roghi al campo rom

E’ arrivata la sentenza sull’indagine che ruotava intorno alla Metalmondo e al suo amministratore di fatto, Ferid “Fabrizio” Beganovic. Il fantino Lo Manto con il padre e la compagna nei guai per una presunta falsa testimonianza

Tutti condannati (tranne due) gli imputati del processo nato a carico di Ferid “Fabrizio” Seferovic e di un nutrito gruppo di parenti e amici che gravitano intorno a lui.

Appartenenti all’etnia rom, sono stati portati a giudizio dal pm Greco per tre ordini diversi di reati: usura ed estorsione ai danni di due uomini (uno dei quali costituito parte civile), reati fiscali in relazione alla gestione della società Metalmondo formalmente intestata alla figlia di Ferid ma di fatto gestita da lui e quelli ambientali perchè l’uomo viene considerato uno dei responsabili della stagione dei roghi tossici al campo rom per estrarre i metalli da inviare al riciclo. L’indagine era stata fatta dalla Guardia di Finanza di Asti.

Rispetto a quanto chiesto dal pm Greco, il giudice Giannone li ha condannati a pene leggermente diverse, ma di poco.

A Ferid la condanna più pesante: 7 anni e mezzo a fronte di 9 chiesti dalla pubblica accusa; al figlio Michel inflitti 6 anni, uno in più di quando chiesto; per gli  altri figli Sabrina e Leonard è arrivata una condanna ad 1 anno e 4 mesi che è la stessa della richiesta. Condannati anche la moglie di Ferid, Dzana Halilovic (1 anno e mezzo) e Haris Beganovic (2 anni).

Gli assolti sono Branko Salkanovic, consuocero di Ferid e Patricson Balboa, figlio di Haris, difeso dall’avvocato Giuseppe Vitello. Gli altri difensori hanno già preannunciato ricorso in Appello appena verranno pubblicate le motivazioni, per reiterare le tesi già proposte in primo grado per sgravare i loro clienti dalle accuse mosse.

La sentenza ha previsto anche, a carico di Ferid ed Haris, di due provvisionali da 5 mila e 2300 euro da riconoscere alla parte civile   rappresentata dall’avvocato Alberto Bazzano.

Ma non solo. A seguito della rilettura in Camera di Consiglio delle testimonianze dell’altra parte offesa, il fantino Giacomo Lo Manto (che non si è mai costituito parte civile nel processo), il giudice ha ritenuto così difformi le dichiarazioni rilasciate in aula rispetto a quelle fatte nell’immediatezza dei fatti, da chiedere l’invio degli atti alla Procura affinchè valuti di procedere per falsa testimonianza nei confronti dello stesso fantino, del padre e della compagna.

 

 

 

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