Un conto è vederlo, un processo, un altro è prendervi parte. Qualunque sia la parte.
Lo hanno provato le due quinte B Rim e Sia dell’Istituto Giobert che due giorni fa, accompagnati dal loro professore di Diritto Francesco Salasco, sono tornati al Tribunale di Asti e hanno vestito i panni di giudici, pm, imputati, difensori, testimoni per dare vita ad un processo simulato.
Loro in aula già c’erano stati, qualche mese fa, per seguire un processo vero, in veste di pubblico; non è raro che le classi in cui hanno fatto visita a scuola i componenti della Camera Penale di Asti nell’ambito dell’attività di divulgazione e informazione sulla professione forense, chiedano di poter vedere dal vivo come funziona quotidianamente la giustizia. Ma i ragazzi del Giobert hanno fatto un passo in più e si sono immaginati un processo per spaccio di stupefacenti. In classe hanno studiato un caso pratico in cui i carabinieri, su soffiata di fonte anonima, fanno irruzione nella casa di una donna anziana il cui nipote convivente coltivava e spacciava marijuana.
Nella vera aula di tribunale si è tenuto il processo a carico dell’imputato accusato di spaccio di droga “leggera”.
Severissima la sentenza finale del collegio: 2 anni di reclusione per la sostanza stupefacente sequestrata per finta, per la coltivazione illegale e per l’attività di spaccio.
A seguire i lavori del tribunale dei ragazzi c’erano il vero gip Belli, il vero pm Cotti insieme al collega Greco e alcuni rappresentanti della Camera Penale: gli avvocati Alberto Masoero, Guido Cardello, Luca Corbellini, Fabio Nicotra e Daniela Icardi che hanno apprezzato la preparazione degli studenti e il loro spirito collaborativo nel rendere tutta la simulazione il più possibile aderente ad un processo vero. Forse fra qualche anno, qualcuno di quei ragazzi la toga (da magistrato o da avvocato) la indosserà davvero per la sua professione.