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Mattioda e Sacco
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Palazzo Alfieri

Presentato il manoscritto dei trattati politici di Vittorio Alfieri

Acquistato dalla Fondazione Asti Musei con il contributo della Fondazione CrAsti, da oggi arricchisce le sale del museo – Sarà mostrato giovedì 23 maggio al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

«Un manoscritto di grande importanza, che consente di costruire in modo più preciso la complessità del pensiero politico di Vittorio Alfieri, comprendendone l’evoluzione di fronte alla modernità e l’approdo verso un pensiero democratico».
Così il prof. Enrico Mattioda, presidente della Fondazione Centro di Studi Alfieriani, ha definito – stamattina nella sala del podio del Museo Alfieriano a Palazzo Alfieri – il nuovo acquisto che da oggi arricchisce la collezione museale. Parliamo del manoscritto “Ferrero Ventimiglia” dei trattati politici del poeta astigiano, intitolato “Del Principe e delle Lettere, Della Tirannide, Panegirico di Plinio a Trajano”.
A presentarlo, oltre al prof. Mattioda, il presidente delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Asti e Asti Musei, Mario Sacco.
«In questi giorni – ha annunciato Sacco – la Fondazione Asti Musei, con il contributo della Fondazione CrAsti, ha acquistato, da un collezionista privato torinese che lo aveva messo in vendita, questo prezioso manoscritto, dato in concessione alla Fondazione Centro di Studi Alfieriani in tempo per l’arrivo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ad Asti il prossimo 23 maggio, cui sarà mostrato. Successivamente sarà collocato in un’apposita teca – che rispetta tutti gli standard necessari per la sua corretta conservazione a livello di umidità, luce e temperatura – in esposizione nelle sale del Museo, arricchendo l’intera rete museale astigiana».

Il manoscritto

Al presidente Mattioda il compito di illustrare l’importanza del volume. La bozza iniziale del manoscritto, dettata da Alfieri al suo segretario Gaetano Polidori a Parigi nel 1789, è infatti molto distante dalla versione definitiva. Il “Ferrero Ventimiglia”, invece, presenta uno stadio di definizione molto superiore, in quanto Alfieri intervenne su ogni pagina a cancellare, aggiungere, modificare di propria mano.
«Particolarmente importanti – ha sottolineato Mattioda – sono alcuni fogli aggiunti al “Della tirannide” per descrivere la violenza della Rivoluzione francese. Ulteriore conferma che, dopo l’entusiasmo iniziale per la presa della Bastiglia, gli eccessi della Rivoluzione obbligarono Alfieri a rimediare e approfondire alcune idee politiche. Questo manoscritto, quindi, restituisce la complessità del pensiero politico di Alfieri, la sua evoluzione nei confronti della modernità e l’approdo al pensiero democratico, tanto che arrivò alla derisione del Repubblicanesimo classico greco e romano, da cui era partito, per sottolineare l’importanza della divisione dei poteri».

I passaggi di proprietà e gli altri cimeli

Il nome del manoscritto deriva dalla famiglia Ferrero De Gubernatis Ventimiglia di Baussone, che lo conservava nel suo archivio privato, dove è stato rivenuto nel 1980 da Roberto Marchetti, allora direttore del Centro nazionale di studi alfieriani. Dopo essere stato esposto nel 2001 alla Biblioteca Reale di Torino, era stato messo all’asta e acquistato da un collezionista torinese, che nei giorni scorsi l’aveva messo in vendita. Il manoscritto si presenta ora come un volume di 375 pagine, in quarto, rilegato in cuoio verde, diviso in tre sezioni, originalmente e distintamente numerate a penna.
«A quell’asta – ha ricordato Mario Sacco – come Fondazione CrAsti avevamo acquistato quattro cimeli: il bastone e la spada di Alfieri, oltre a due volumi dell’ultima biblioteca del poeta – arricchite di data (1796) e firma – che si possono ammirare nelle sale del museo».

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