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Omicidio via Novello: marito parzialmente incapace
Cronaca

Omicidio via Novello: marito parzialmente incapace

Arriverà lunedì prossimo la sentenza a carico di Rahhal Fantasse, marocchino di 41 anni che a settembre ha ucciso la moglie, Anna Carlucci, 47 anni, colpendola con 15 coltellate. Nella mattinata di ieri (lunedì)

Arriverà lunedì prossimo la sentenza a carico di Rahhal Fantasse, marocchino di 41 anni che a settembre ha ucciso la moglie, Anna Carlucci, 47 anni, colpendola con 15 coltellate. Nella mattinata di ieri (lunedì), davanti al Gup Dovesi si è tenuta l’ultima udienza prima della discussione fissata fra una settimana.

Al banco dei testimoni il dottor Gianluca Novellone, medico legale, specialista in criminologia clinica, psichiatra forense e neurofisiopatologia. In mano aveva le conclusioni dell’incarico che gli era stato affidato a metà maggio da Dovesi, che si era trovato di fronte a due tesi diametralmente opposte. Da una parte il perito del precedente giudice che si era occupato del caso che, a seguito della perizia psichiatrica su Fantasse, aveva concluso per una piena capacità di intendere e di volere; dall’altra la consulenza del dottor Viarengo, incaricato dalla difesa, che concludeva invece per la totale incapacità di intendere e di volere.

Troppo distanti le posizioni dei due specialisti e il giudice ha disposto una seconda perizia, questa volta al dottor Novellone. Che ha concluso per una seminfermità, ovvero una parziale capacità determinata da una grave forma di disturbo di personalità di tipo paranoide. Novellone ha risposto anche agli altri due quesiti che gli erano stati posti dal giudice: Fantasse è in grado di partecipare al processo per omicidio che lo riguarda ma va considerato socialmente pericoloso.

Una conclusione che, pur non collimando con quella del consulente della difesa, è stata accolta con soddisfazione dall’avvocato Mirate che sta difendendo il cittadino marocchino in rito abbreviato. La perizia, infatti, dovrebbe mettere al riparo il suo assistito da una condanna all’ergastolo. Fantasse, dal canto suo, appare invece molto distaccato dalla battaglia giudiziaria che si sta consumando sul suo caso. Era presente in aula, ieri mattina, ma non ha dato segni evidenti di aver compreso l’importanza di ciò che è stato detto sul suo conto. Silenzioso e raccolto in sè, parla poco anche con il suo difensore, raramente confida i suoi pensieri anche se più di una volta ha chiesto di poter incontrare il figlio, oggi 11enne che ha avuto con la Carlucci.

Proprio il ragazzino, insieme ai famigliari della vittima (genitori, sorella, cognato), a quelli dell’assassino e ad amici e conoscenti, sono stati sentiti da Novellone per ricostruire la personalità di Fantasse nei momenti immediatamente precedenti il gravissimo fatto di sangue che si consumò nel condominio di via Novello. E tutte le testimonianze sarebbero state concordi nel dipingere uno stato di profondo disagio psichico dell’uomo, già sofferente di crisi epilettiche in seguito ad un intervento chirurgico per un grave trauma cranico riportato in giovane età.

In particolare, la paranoia registrata dal perito, era indirizzata soprattutto alla gelosia verso la moglie, una donna che cercava faticosamente di guadagnare qualcosa facendo la badante visto che Fantasse non lavorava più dopo un periodo in fabbrica e qualche ora in aiuto ad un connazionale per impieghi da decoratore. Una vera e propria ossessione per il tradimento della moglie è quanto è emerso dai racconti di chi ha vissuto accanto a lui nelle settimane che hanno preceduto l’omicidio. Un uomo costantemente convinto che la moglie avesse relazioni e rapporti con più uomini e che tutti sapessero di questa condizione, nonostante quei “tutti” continuassero a rassicurarlo e a far di tutto per convincerlo che non era affatto così.

Le indagini hanno ricostruito che il giorno prima, Fantasse aveva minacciato la moglie con un coltello ed era per questo che lei si era fatta ospitare con il figlioletto da suo padre. Salvo poi cedere alla richiesta di tornare nell’appartamento di via Novello, accompagnata dal padre che è stato risparmiato dalla furia omicida ma, allo stesso tempo, è stato messo in condizioni di non poter salvare la vita della figlia.

Daniela Peira

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