Sono a due passi dal salotto del centro, si affacciano sull’unico polmone verde in centro città e godono del vicino parcheggio di Campo del Palio. Posizione strategicamente perfetta, sulla carta, per attrarre turisti e clienti che cerchino un angolo suggestivo in cui fare una pausa con amici ma nella realtà è un angolo di città visto con sospetto e frequentato solo sempre dai soliti.
Sono i chioschi dei giardini pubblici di viale alla Vittoria, sempre più nella sfera di controllo stretto delle forze dell’ordine e sempre più evitati da chi non vuole finire in situazioni spiacevoli.
I motivi per i quali quel posto teoricamente così bello e a misura di tutti respinge al posto di attrarre sono ben noti alle forze dell’ordine che hanno una lunga lista di interventi proprio in quei chioschi.
Ci sono criticità dal punto di vista igienico sanitario (tanto che appena dieci giorni fa uno di essi è stato chiuso per il non rispetto delle più elementari norme previste sugli esercizi di somministrazione di cibi e bevande); ci sono criticità dal punto di vista della manutenzione dei chioschi e delle loro dirette pertinenze (strutture molto vecchie con infissi e vetri logorati, pavimenti e arredi consunti, pedane per i dehors sconnesse, mix di tavoli e sedie, i retro che affaccino sul giarino ridotti a discariche); ci sono criticità dal punto di vista delle frequentazioni (sono continui i controlli di Polizia e Carabinieri sul ritrovo di persone con problemi con la giustizia); ci sono criticità sul suolo pubblico (tante le segnalazioni di tavolini e sedie sistemati nel passaggio pedonale per trasformarlo in un unico grande dehor non autorizzato dove i passanti con sedie a rotelle, passeggini o cani al guinzaglio devono farsi strada a fatica fra lo sprezzo dei clienti seduti).
Con punte di episodi di ubriachezza molesta (anche sul retro verso i giardini pubblici) o di risse e aggressioni. E, in generale, una difficile convivenza con chi quell’area verde la vorrebbe godere appieno.
Dopo la riapertura del chiosco chiuso per ragioni igieniche, è toccato a quello vicino esporre un decreto del Questore di Asti che ne ha disposto la sospensione dell’attività fino al 9 giugno per ragioni di ordine amministrativo, proprio in seguito alla raccolta e all’analisi dei tanti interventi e delle persone identificate ai tavoli. E oggi ne è stato chiuso un altro sempre per le scarse norme igieniche e non potrà riaprire fino a quando non supererà “l’esame” di pulizia.
Il Questore: “Non abbasseremo la guardia”
«Abbiamo già notificato un altro provvedimento di sospensione dell’attività in quei chioschi – dice il Questore di Asti Marina Di Donato che segue da vicino gli specifici motivando i tanti interventi su liti, schiamazzi, pregiudicati che si incontrano a quei tavolini – La nostra soglia di attenzione è molto elevata, perché sono tante le segnalazioni che ci arrivano dei cittadini e altrettante corpose le relazioni dei nostri controlli, anche con altri enti come l’Asl e l’Ispettorato del Lavoro».
Il Questore ricorda che anche le associazioni di categoria del commercio sono state invitate a richiamare l’attenzione degli esercenti sui loro obblighi e doveri nei confronti della selezione della clientela. «Previsti incontri e istruzioni agli esercenti su quali sono gli strumenti che la legge mette a loro disposizione per non trovarsi in situazioni spiacevoli come quelle delle denunce e delle sospensioni di attività» conclude il Questore.
L’architetto: “Con una visione a lungo termine potrebbero trasformarsi in un’attrazione per cittadini e turisti”
I chioschi bar dei giardini pubblici sono stati realizzati decenni fa su suolo pubblico e non hanno subito restyling recenti dai loro gestori e titolari. E su questo fronte, lo stesso sindaco Rasero conferma che non ci sono, al momento, progetti specifici per dare un nuovo disegno a quella zona.
In altre città europee, ad esempio, che dispongono di aree verdi centrali come quella di viale alla Vittoria, le municipalità hanno raso al suolo le vetuste costruzioni che hanno pur sempre un carattere di temporaneità per realizzarne di nuove, tutte uguali, con uno stile adeguato al contesto che sono poi state poi date in affidamento attraverso bandi pubblici. Ad Asti finora non vi è un piano simile all’orizzonte, anche per evidenti costi elevati di abbattimento e ricostruzione dei chioschi.
«Servirebbe una coraggiosa operazione di miglioramento urbano esteso a tutti coloro che hanno a cuore la riqualificazione di quell’importante e potenzialmente valido pezzo di città – commenta l’architetto astigiano Pippo Cornero – Ad esempio un abbattimento in serie dei chioschi bar con un progetto di ricostruzione secondo dettami estetici che cambierebbero volto all’affaccio sui giardini pubblici e l’affidamento in gestione a chi vuole condurvi l’attività di bar. Ma serve trovare uno o più imprenditori che sia interessati ad un investimento di questo tipo. E non è così scontato».
L’architetto Cornero ricorda che i chioschi lavorano comunque dietro concessione comunale ed è dunque il Comune ad avere la mano di gioco per pensare di riordinare tutta quella zona per restituirla alla fruibilità libera e serena di tutta la città.
«Non è pensabile che un ristretto gruppo di cittadini possa “colonizzare” un pezzo di città che è di tutti e che gli amministratori accettino di perderne il controllo. Ma per fare questo serve una visione progettuale ampia che si ponga un obiettivo finale ben definito da raggiungere senza influenze e pressioni varie che inevitabilmente arrivano strada facendo» conclude l’architetto.