Bisogna togliere il vincolo “sociale” che insiste su Villa Badoglio, motivo per cui la Provincia non è ancora riuscita a venderla
Bisogna togliere il vincolo “sociale” che insiste su Villa Badoglio, motivo per cui la Provincia non è ancora riuscita a venderla, sebbene siano passati quasi 2 anni dal primo avviso esplorativo. La maniera per liberarsi dai paletti, imposti nell’atto di donazione dell’immobile alla Provincia e che prevedono la destinazione della Villa a scopi sociali/medici per i giovani, è contenuta in un parere pro veritate firmato dagli avvocati Aldo Mirate e Federico Garrone, quest’ultimo anche consigliere comunale di Noi per Asti. In sintesi gli avvocati spiegano che «la destinazione d’uso perpetua (quella vincolata ndr) costituisce una limitazione del diritto di proprietà del bene trasferito con l’atto di donazione». A sostegno della tesi generale vengono citate tre sentenze della Corte di Cassazione e gli stessi legali ricordano che «la clausola di destinazione perpetua risulta in contrasto con l’interpretazione giurisprudenziale dell’art. 1379 del Codice Civile, comportando una limitazione al diritto di proprietà analoga al divieto di alienazione e, quindi, illecita per contrasto ad una norma imperativa».
Scatterebbe l’usucapione
C’è un problema: la donazione era stata fatta proprio con l’idea di trasformare Villa Badoglio in una struttura sociale, ma se il tribunale dichiarasse nullo il vincolo, potrebbe automaticamente dichiarare nullo anche l’atto di donazione, legato a quel fine, e la Provincia perderebbe la proprietà dell’immobile. Nessun pericolo, spiegano gli avvocati Mirate e Garrone, «perché l’Ente potrebbe far dichiarare l’intercorsa usucapione decennale del bene». In definitiva la Provincia resterebbe proprietaria di Villa Badoglio, per usucapione, avendo anche investito in manutenzione e spese straordinarie una cifra maggiore del valore dell’immobile, oggi pari a 3.290.000 euro. Il parere pro veritate è stato consegnato, mercoledì mattina, al presidente della Provincia Marco Gabusi dagli ex presidenti di circoscrizione di San Marzanotto, Agnese Argenta, Mariangela Cotto, Carlo Sabbione e dallo stesso avvocato Garrone. Il gruppo si è preso l’onere di far redigere il documento, così da aiutare la Provincia a rimettere in moto l’iter di vendita, con qualche idea in più.
E se la ricomprassero gli eredi del Maresciallo?
«Prima di ricorrere alle vie legali per annullare la donazione e il vincolo sull’immobile – spiega Cotto – sarebbe auspicabile che la Provincia contattasse gli eredi del Maresciallo Badoglio chiedendo loro se intendano ricomprarla. Se ciò non avvenisse, sarebbe bello che fosse la Cassa di Risparmio di Asti ad acquistarla, con un’operazione simile a quella fatta a Palazzo Mazzetti». Villa Badoglio avrebbe comunque il vincolo dettato dalla Soprintendenza ma, senza ulteriori restrizioni di utilizzo, potrebbe avere un futuro diverso dal decadimento tipico di tutte le strutture inutilizzate e la cui proprietà non è più in grado di sopportare importanti investimenti di manutenzione.
Oltre 3 milioni di euro già spesi per mantenerla
Non si può dimenticare che, solo tra il 1985 e il 2012, Villa Badoglio è costata alla Provincia qualcosa come 3.071.934 euro di cui: 168.686 euro per lavori di ristrutturazione attività ricettivo turistica rurale e sociale (1985-1988); 2.838.739 per i lavori di restauro e recupero funzionale e per gli interventi legati alle celebrazioni del Giubileo (1999-2001); 15.000 per lo studio preliminare di fattibilità per il restauro del parco e del progetto di sistemazione dello stesso (2009); 27.827 per il restauro del soffitto e delle pareti laterali della scala nobile (rimborso assicurazione 2011/12); 4.125 per il ripristino delle condutture idrauliche del sottotetto e assistenza per infiltrazione (rimborso assicurazione 2011); 3.410 per la messa in sicurezza e ripristino dell’impianto termico idrico sanitario (rimborso assicurazione 2012); 14.146 per il ripristino e messa in sicurezza dell’impianto elettrico (rimborso assicurazione 2012).
Vendere Villa Badoglio significa garantirle un futuro che l’eventuale soppressione delle Province e gli accorpamenti di aree vaste non potranno di certo darle. Ad Asti di contenitori vuoti, abbandonati e decadenti, ce ne sono già abbastanza senza che anche Villa Badoglio diventi uno di questi.