In quello che il sindaco di Asti Maurizio Rasero ha definito «uno dei Consigli comunali aperti meno interessanti» che abbia seguito da quando fa politica perché «non c’è nulla di nuovo sotto il sole», tanti cittadini hanno voluto esprimere la loro opinione su quella che definiscono una vera e propria piaga: i costi della Tari e, in aggiunta, le criticità date dalla nuova raccolta verticale dei rifiuti.
È stato il Comitato astigiani “Tari Giusta”, animato da vari soggetti che vanno dal sindacato al mondo dell’associazionismo, ad aprire le danze della protesta con un presidio che si è svolto lunedì pomeriggio, davanti a Palazzo Mandela (piazza Catena), un’ora prima che il Consiglio comunale iniziasse i lavori. Durante il sit in, animato da cartelloni e vari interventi, è stato chiamato in causa il Comune per l’aumento «fino al 7% della Tari, la più cara del Piemonte» (percentuale poi “rettificata” dal sindaco Rasero, durante il suo intervento, che ha parlato di aumenti «fino al 5% per gli immobili non domestici e tra il 3 e il 4% per quelli domestici»).
Nella prima parte del Consiglio si sono susseguiti gli interventi di vari cittadini o rappresentanti di associazioni che, sotto tutti i punti di vista, hanno sviscerato il problema dei costi della Tari e quelle che definiscono gravi criticità nella raccolta verticale con i cassonetti in strada e tramite l’apertura digitale. «Vent’anni fa abbiamo iniziato il porta a porta che funzionava bene arrivando fino al 65% di rifiuti differenziati, una delle poche cose che funziona bene ad Asti – ha esordito Giorgio Spata, residente a San Fedele ed ex consigliere comunale che ha anche promosso una petizione contro il nuovo sistema – Questi nuovi contenitori sono difficili da raggiungere per gli anziani e complicati da usare per i disabili. Ecco perché vorrei che l’assessore ai Servizi Sociali facesse suo questo tema. Poi le bocche ai contenitori sono sottodimensionate, ogni giorno ci sono sacchetti abbandonati a terra e, per questo motivo, due volte al giorno passa un furgone dell’Asp a raccoglierli». Criticità rimarcate anche dal presidente del Comitato San Fedele Giuseppe Morabito: «I cassonetti non sono all’altezza dei disabili e ci sono contenitori, come in via Sesia, Ticino e Tagliamento, che hanno le bocche fronte strada così i cittadini devono conferire dalla strada mentre passano le auto».
Per Monica Marrandino, presidente del Circolo Nosenzo, «l’aumento della Tari ha penalizzato tutte le realtà commerciali, ma il provvedimento colpisce soprattutto i circoli che rappresentano luoghi di aggregazione sociale e culturale». «L’incremento di questi costi può mettere a rischio la sopravvivenza delle attività commerciali e dei circoli – ha aggiunto – con conseguenze negative anche sull’occupazione».
Un’analisi precisa da parte di un commerciante che lavora in città, ma vive in un comune limitrofo, è stata quella di Mauro Ardissone, titolare di Marchia e della Mondadori di corso Alfieri. «Non abito ad Asti, ma ad Antignano dove a pari metri quadri e numero di persone del nucleo familiare pago il 50% in meno sulla Tari: per quale motivo? – ha domandato agli amministratori presenti – Come azienda, poi, i numeri sono presto fatti: pago 6.447 euro di Tari, ma vi sembra logico che un’attività commerciale abbia più costi di Tari che di energia elettrica? Paghiamo i servizi, ma li vorremmo. Ci piacerebbe una città bella, frequentabile, ma i turisti che vengono nel mio negozio dicono che è tenuta troppo male. I costi continuano anche a disincentivare le nuove aperture di esercizi commerciali e, infatti, se oggi dovessi aprire un negozio andrei ad Alessandria dove la Tari costa il 33% in meno».
Se Maura Rosa, esperta di rifiuti con trent’anni di lavoro in una grande azienda ambientale nel nord est d’Italia, ha citato una ricerca dell’Università di Bologna nella quale si evince che «la raccolta stradale è più costosa del porta a porta», Piermario Coltella, segretario provinciale della Spi Cgil di Asti, ha sottolineato i costi delle bollette «insostenibili per quelle persone, circa diecimila ad Asti, che non arrivano a 800 euro al mese». «Pensiamo sia necessario da parte del Comune ricalcolare la base imponibile della Tari, eliminando gli sprechi e i costi non imputabili alla tassa stessa – ha detto Coltella – Quanti sono quelli che non la pagano? E perché? Bisogna capire come fare per recuperare i soldi che mancano e, magari, premiare i virtuosi che puntualmente pagano e non dicono nulla». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Claudio Torchio, rappresentante di Federconsumatori Asti, che si è scagliato contro gli utili che arricchiscono i privati a discapito dei cittadini. «Secondo me la Tari – ha osservato – è solo un bancomat che si adopera come si vuole».
L’avvocato Alberto Pasta ha invece puntato l’attenzione su un’altra questione: «Il 7 dicembre 2021 viene indetta dall’Asp la prima gara per i cassonetti con la card elettronica. Questa gara, avente a base d’asta 580.000 euro più iva, va deserta – ha ricordato Pasta – Dopo 7 mesi, il 25 luglio del 2022 viene rinnovata la gara con una base d’asta di 950.000 euro più iva. Un aumento del 64% circa. Questa gara è partecipata e se la aggiudica una cordata in cui la parte del leone la fa Ecologia, Soluzioni Ambiente Spa il cui amministratore unico è Enrico Benedetti. Con una integrazione del contratto, fatta nel 2023, l’importo che si ottiene è un milione di euro più iva. Viene fuori tuttavia un problema: il 6 maggio 2022 la Ecologia Soluzione Ambiente Spa effettua un bonifico in favore della campagna elettorale del sindaco. È pacifico che si pone quantomeno un problema di conflitto di interesse e penso che sia abbia diritto di avere risposte». L’avvocato Pasta ha poi aggiunto che Benedetti, ad aprile, «è stato arrestato dalla Procura di Reggio per corruzione e sfruttamento della prostituzione» (per fatti che, in ogni caso, non sono collegati all’appalto di Asti). Sul caso giudiziario che ha coinvolto Ecologia Soluzione Ambiente l’Asp aveva già risposto pubblicamente difendendo tutte le procedure effettuate per l’acquisto dei cassonetti, la trasparenza del bando e la regolarità della gara.
I costi scenderanno di poco, salvo costruire un termovalorizzatore
A difendere il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti, che presto sarà esteso in tutta la città, ci hanno pensato, tra gli altri, il presidente dell’Asp Fabrizio Imerito e lo stesso sindaco Rasero.
«Asp sta facendo degli investimenti sul parco mezzi e negli ultimi tre anni ne ha fatti più di prima efficientando l’azienda – ha risposto Imerito – La raccolta verticale, a regime, porterà una riduzione dei costi, di almeno del 5% nel Piano Economico Finanziario – PEF. La raccolta verticale era comunque già stata avviata su due zone della città anche da un’amministrazione di centrosinistra, ma alla base di tutto dev’esserci l’educazione: l’abbandono c’è anche con il porta a porta; sabato mattina in corso Dante ci sono sacchetti che restano in strada per due giorni dal momento che il passaggio degli operatori è previsto il lunedì. Anche questo per me è un abbandono». Raccolta verticale che, ha aggiunto il presidente dell’Asp, è stata introdotta anche «per un discorso di salute dei nostri dipendenti (che dopo anni sul porta a porta lamentano varie patologie legate all’attività di raccolta tramite i bidoni condominiali ndr) e per un risparmio di anidride carbonica perché ci saranno meno mezzi in giro».
Ma, dopo l’ampia discussione tra i consiglieri comunali, è stato il sindaco Maurizio Rasero a sintetizzare il discorso lanciando una possibile, sebbene remota ed oggi molto improbabile, soluzione. «La Tari è la sciagura di questa città, lo diciamo da vent’anni anche se il costo del PEF della Tari, da ripartire tra le utenze, in 8 anni non ha subito sostanziali differenze: nel 2015 era 17.444.000 euro, nel 2023 è 17.341.000 euro. Abbiamo avuto il coraggio di dire alla città prima del voto che ci saranno stati gli aumenti. Altri l’hanno fatto dopo, come il Comune di Torino. Ma quando si parla del 7% di aumenti – ha sottolineato Rasero – il Comitato sbaglia Comune, perché dovrebbe parlare con Torino. Il problema c’è e probabilmente non sarà la raccolta verticale e risolverlo. Possiamo però dire ai cittadini che, in base agli studi fatti e agli approfondimenti in nostro possesso, quando saremo a regime con la raccolta verticale un minimo di risparmio dovrebbe esserci».
Da qui la proposta lanciata da Rasero: «Le operazioni da fare sono la termovalorizzazione e non nascondo che, dopo la mia riconferma, ho sentito Iren (socio di maggioranza tra i privati in seno all’Asp) per dirle che ci candidiamo per fare il termovalorizzatore in zona industriale e per portare a casa una serie di interventi e investimenti, come già avvenuto a Torino. Peccato che, se i tempi erano maturi per noi, non lo erano per altri». Rasero ha infatti ricordato che con l’attuale legge regionale potrebbe solo capitare che alle due linee di termovalorizzazione a Torino se ne aggiunga una terza potenziando gli impianti. Però il sindaco ha lasciato aperta la porta per un possibile confronto con Iren, almeno per valutare cosa comporterebbe avere un impianto di termovalorizzazione nella zona industriale di Asti.
Il Consiglio comunale si è poi concluso con la bocciatura di un ordine del giorno presentato dall’opposizione che, sebbene in parte condiviso dall’amministrazione comunale, conteneva “una condanna già scritta” alla raccolta verticale che l’amministrazione non ha, per ovvie ragioni di coerenza, voluto condividere.
[foto gallery Ago – tutti gli interventi del Consiglio comunale aperto possono essere visti qui]