Un centro diurno per malati di Alzheimer da 25 posti, aperto sette giorni su sette, vedrà la luce tra circa 12 mesi nella palazzina di via Antica Zecca che fino a due anni fa ospitava la Congregazione delle Suore Ancelle di San Giuseppe.
A presentare il progetto, nato per compensare il centro diurno chiuso dopo il fallimento della casa di riposo “Città di Asti” in cui era ospitato, sono stati i vertici di Confcooperative Piemonte Sud e Socialcoop, rispettivamente Mario Sacco e Maurizio Serpentino, insieme al geriatra Marcello Francesconi, presidente dell’associazione Alzheimer Asti, e all’ex direttore generale dell’Asl Francesco Arena. Sì, perché il centro diurno nascerà grazie ad un investimento da 2 milioni di euro di Socialcoop, sulla base delle indicazioni dell’associazione Alzheimer, e prevederà tutti i posti convenzionati con l’Azienda sanitaria.
Le parole di Sacco e Serpentino
«Restituire alla comunità un servizio che mancava da tempo è l’obiettivo che ha guidato fin da subito il nostro lavoro», ha affermato Mario Sacco. «Il centro offrirà un ambiente sicuro e accogliente dove i pazienti e le famiglie potranno trovare il sostegno di cui hanno bisogno».
D’accordo Maurizio Serpentino, che ha sottolineato i pregi della struttura – attualmente di proprietà della Fondazione Maria Ausiliatrice, con cui Socialcoop ha stretto un accordo – al fine di ospitare un servizio fondamentale. «Il nostro obiettivo – ha affermato – è realizzare una vera e propria filiera socio-assistenziale, basata su tre cardini: assistenza a domicilio, centro diurno e RSA, traducendo così le richieste delle famiglie».
Il progetto
Ad illustrare come sarà organizzato il centro l’architetto Domenico Catrambone, che ha ricevuto l’incarico di effettuare i lavori di riqualificazione. «Un incarico stimolante – ha sottolineato – in quanto presenta un valore aggiunto determinato da alcuni fattori: è propedeutico alla creazione di una struttura importante a favore della comunità e prevede il riuso di un edificio vuoto, pratica che dovrebbe indicare il futuro della città, oltre che di pregio, vincolato dalla Soprintendenza».
La palazzina, di circa mille metri quadri disposti su più piani, sarà dotata di ascensore. «Il progetto non è ancora nella fase esecutiva – ha spiegato l’architetto – ma posso già indicare come sarà la suddivisione degli spazi. Al seminterrato troveranno posto i locali di servizio; al piano rialzato, comunicante da un lato con l’ampio giardino, i locali di accoglienza e soggiorno. Al primo piano la cucina del personale, più quella didattica per gli ospiti, l’ampia zona pranzo e il soggiorno per il riposo pomeridiano, dato che gli ospiti potranno rimanere dalle 8 alle 20. All’ultimo piano servizi specifici come l’infermeria, l’ambulatorio medico e uno spazio polivalente da destinare alla formazione del personale e agli incontri con le famiglie».
Punto di forza sarà il giardino. «Sfrutteremo, sistemandolo, quello già presente – ha indicato l’architetto – già dotato di fontana, alberi da frutto, percorsi per le suore e gazebo, che trasformeremo in voliera. Ci sarà anche un orto. Il cambiamento più significativo riguarderà l’ingresso principale, che diventerà quello da via Antica Zecca: sarà in fatti predisposto un parcheggio interno, mentre un viale alberato definirà l’ingresso pedonale».
Il commento del dott. Francesconi
A dialogare con architetto e futuri gestori il dott. Francesconi, che ha sempre creduto nelle potenzialità del centro diurno per la gestione della demenza, tanto da esserne un precursore. Nel 1999, insieme a Francesco Arena, allora direttore della casa di riposo “Città di Asti”, aveva infatti aperto uno dei primi centri diurni Alzheimer in Italia, tanto da destare l’interesse della trasmissione televisiva Unomattina. «Nell’Astigiano contiamo all’incirca 4.500 casi di demenza senile, di cui 1.500 ad Asti», ha indicato. «Un centro come questo, aperto alla città, andrà a sostegno delle famiglie e servirà anche a combattere lo stigma della malattia: purtroppo ancora troppe persone provano vergogna di fronte a malattie di questo tipo, facendosi doppiamente del male».
Molto soddisfatto Francesco Arena, che ha ricordato come il centro diurno fosse uno dei problemi da risolvere sul suo tavolo di direttore generale Asl. «L’altro – ha ricordato – era l’hospice. Anche in questo caso, però, durante il mio mandato abbiamo posto le basi per ospitare 10 posti letto all’ex Maternità, dove dovrebbero trovare posto anche la centrale operativa territoriale, l’ospedale di comunità e la casa di comunità».