Dopo l’ultima aggressione verbale agli operatori del pronto soccorso e vari danneggiamenti a strumenti medici, un fatto avvenuto domenica per mano di alcuni parenti di un ragazzo portato all’ospedale per un malore, il nuovo assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi ha annunciato interventi immediati per porre fine a queste violenze contro il personale sanitario, per mettere in sicurezza il pronto soccorso di Asti e prevenire altri gravi episodi. «Fino a poco fa non avevamo previsto di dover reperire risorse per questa situazione – spiega l’assessore incontrando i giornalisti davanti al pronto soccorso – ma le troviamo, anche perché si tratta di piccole cifre che possono fare la differenza». Riboldi è venuto al Cardinal Massaia mercoledì pomeriggio per incontrare i rappresentanti sindacali degli infermieri, ma anche il sindaco Maurizio Rasero, l’assessore alla Sicurezza Luigi Giacomini e il consigliere regionale Sergio Ebarnabo.
«Ho voluto essere qui oggi nella maniera più tempestiva possibile per portare solidarietà ai colleghi della sanità piemontese aggrediti – commenta l’assessore Riboldi – So che non è il primo episodio di questo genere che si verifica e questo lo rende anche più grave. Abbiamo un problema concreto nell’ospedalità piemontese che si accentua in alcune aree come questa, o nella zona della provincia di Torino, dove esiste un’intemperanza da parte di alcune categorie di utenti che sfocia spesso in violenza verbale, fortunatamente un po’ meno in violenza fisica com’è accaduto al pronto soccorso di Asti. Una violenza aggravata dal danneggiamento di strutture. Oggi ho chiesto un incontro in prefettura con le forze dell’ordine dell’Astigiano per capire con loro quali possono essere le soluzioni da mettere in campo». Le richieste mosse dai sindacati dei camici bianchi sono note: presidio h24 delle forze dell’ordine al pronto soccorso, più telecamere di sorveglianza, installazione di pulsanti per allertare questura e carabinieri in un lampo e richiedere interventi urgenti, ma anche l’installazione di accessi più sicuri.
Il segretario territoriale del Nursind: «Gli ospedali non diventino zone franche»
«Chiediamo assolutamente sicurezza per il personale sanitario, che gli ospedali e i pronto soccorsi non diventino delle zone franche anche perché determinati atteggiamenti di violenza, in altri posti verrebbero puniti subito dopo – rimarca Gabriele Montana, segretario territoriale del sindacato Nursind – Il fatto che l’utenza abbia bisogno di cure e che stia male non può attenuare nessun episodio di violenza». Il sindacato ha chiesto, inoltre, che l’Asl sia il primo soggetto a denunciare coloro che compiono violenza contro gli operatori. «Chiediamo che le singole aziende denuncino e non siano gli operatori a esporsi o a esporre i propri cari. Nello specifico in molti episodi di violenza c’è sempre un tempestivo intervento delle forze dell’ordine, quindi a nostro avviso le denunce possono partire d’ufficio da parte delle direzioni generali e delle forze dell’ordine».
A occuparsi della vigilanza privata all’ospedale sono gli operatori della Mek Pol di Biella. «Stiamo in due dalle 22 alle 6 e uno solo di giorno, solo che giustamente siamo a disposizione di tutta la struttura non solo del pronto soccorso – spiega un agente della sicurezza – Noi siamo i primi a intervenire quando succede qualcosa e anche noi vogliamo più tutela – aggiunge l’agente – È però importante denunciare se capita qualcosa, altrimenti non ne veniamo a capo».
Riboldi: «Attiveremo fin da subito le risorse necessarie»
«Parlerò immediatamente con il direttore generale facente funzioni per fornire subito le risorse necessarie per attivare queste garanzie che sono un ottimo deterrente per chi crede che in questo luogo ci sia impunità – ha poi annunciato l’assessore regionale – Poi ci confronteremo con gli istituti di vigilanza privati affinché i nostri operatori non siano mai più soli davanti a incivili i quali, in maniera criminale, assalgono chi con grande fatica e abnegazione svolge il proprio lavoro».
A presidiare il pronto soccorso potrebbero anche essere i volontari, ad esempio con l’associazione nazionale carabinieri in congedo, oppure bisognerà estendere l’incarico ai vigilanti privati. «Citando il tavolo della prefettura di cui parlava l’assessore Riboldi, – aggiunge il sindaco Maurizio Rasero – nei giorni scorsi abbiamo attivato una serie di protocolli con i farmacisti, tabaccai e alcune categorie sensibili per creare un servizio di videosorveglianza collegato e dando loro un pulsante che, immediatamente, fa sì che possano intervenire le forze dell’ordine. Certo ci piacerebbe avere più medici, più polizia e il presidio fisso h24 sette giorni su sette, ma in questo momento non è possibile – continua Rasero – Ma sono convinto che se convochiamo un tavolo dove ognuno fa la sua parte, noi siamo disponibili a partecipare per offrire il nostro contributo affinché medici e infermieri possano lavorare nella sicurezza totale».
Fratelli d’Italia: «Occorre un presidio h24»
L’assessore comunale alla Sicurezza di Fratelli d’Italia, Luigi Giacomini, ha invece annunciato che il prefetto di Asti ha già attivato un piano con le forze dell’ordine per garantire più sicurezza al pronto soccorso: «Hanno deciso di intensificare il passaggio delle pattuglie, specie la sera, sabato e domenica, – racconta – ma hanno anche previsto più ore al personale del corpo di guardia qui al pronto soccorso. Oggi la polizia di stato è presente dalle 8 alle 12 per ricevere le denunce, poi dalle 12,30 alle 8,30 del mattino successivo la struttura sanitaria si appoggia a una vigilanza privata con una risorsa. Quindi si tratterebbe di mettersi d’accordo con la Regione per raddoppiare o triplicare le presenze nelle ore notturne: l’ottimo sarebbe avere un corpo di guardia h24 come avevamo 30 anni fa in ospedale».
Un’idea per coprire i turni del presidio ospedaliero l’ha lanciata il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Sergio Ebarnabo partendo dal presupposto che «sia necessario un piantone h24». «La polizia può fare sei ore, i carabinieri altre sei, la guardia di finanza ulteriori sei e anche il corpo di vigilanza per i detenuti la stessa cosa. Bisogna che chi di dovere, questura e prefettura, – precisa Ebarnabo – sappia che occorre determinare questo servizio e coordini i corpi per riuscire a garantire i turni».
Da parte della dottoressa Rosa Alessandra Brusco, direttore amministrativo dell’Asl, sono però arrivate alcune precisazioni su quanto l’azienda sanitaria abbia già fatto per rispondere alle richieste di maggiore sicurezza. «Avevamo già raddoppiato la vigilanza di notte, con due vigilanti – ricorda – Quello di giorno fa anche tre ronde all’interno dell’ospedale, ma adesso il vigilante sarà dedicato completamente al pronto soccorso. Poi provvederemo a rafforzare gli ingressi, tenuto conto che essendo un pronto soccorso non possiamo chiudere gli accessi. La questura ha anche fornito un numero di telefono dedicato, ma bisogna ricordare che l’operatore, di fronte a un’aggressione, fa di tutto per impedirla e diventa quindi difficile comunicare».
Il nuovo direttore generale sarà nominato a dicembre
Intanto l’assessore regionale ha anche annunciato che la nomina del nuovo direttore generale avverrà a dicembre, insieme a tutte le altre previste nelle Asl piemontesi. «La tempistica di Asti seguirà tutte le altre, – conclude l’assessore – ma posso dire che il criterio che seguiremo è quello della continuità: dobbiamo trovare un direttore generale che sia scelto per merito, capacità, ma che possa prendere l’incarico e non lasciarlo nel giro di breve tempo».