Oltre cento opere a Palazzo Mazzetti, tra dipinti, sculture, cimeli, bozzetti, libri e le famose etichette d’autore, i cosiddetti Bacchi, realizzati per vini prestigiosi di Langhe e Monferrato.
Consente di conoscere in modo approfondito il mondo artistico di Carlo Carosso a chi non si intende di arte, ma anche un “tuffo dei ricordi” e la scoperta di interessanti curiosità e chi lo aveva conosciuto personalmente, la mostra “Carlo Carosso. Dioniso e Orfeo, poesia e colori del mito”, inaugurata stamattina a Palazzo Mazzetti. E’ la più grande mostra antologica, la prima costruita con criteri scientifici, sul mondo artistico dell’artista italo-greco, con madre originaria dell’isola di Samo e padre astigiano, scomparso nel 2007 all’età di 53 anni.
L’inaugurazione
Alla presenza di numerose autorità e amici dell’artista, la mostra è stata aperta da Mario Sacco, presidente della Fondazione Asti Musei, che ha dedicato l’evento al noto giornalista e conduttore radiofonico Massimo Cotto, scomparso poche ore prima. Per poi sottolineare l’importanza della mostra, realizzata solo con risorse interne alla Fondazione Asti Musei, e «il legame indissolubile che questo nostro grande artista aveva saputo stabilire tra la sua ispirazione, dichiaratamente “dionisiaca”, e la ricchezza delle sue due terre d’origine, entrambe famose per i vini di qualità: Asti e l’isola greca di Samo».
A curare l’esposizione – realizzata in collaborazione con la Fondazione CrAsti, il Comune e la Banca di Asti e composta da opere provenienti da collezionisti privati – il professor Francesco Antonio Lepore, profondo conoscitore dell’arte di Carosso per il sodalizio artistico che li ha legati per vent’anni.
«L‘esposizione – ha affermato – propone un percorso attraverso le diverse anime dell’ispirazione di Carlo Carosso: da quella ellenica, segnata dall’incontro con il poeta Ghiannis Ritsos e dalle famose cartelle di xilografie acquerellate, a quella astigiana, con i tralci di vite, gli acini, i tartufai e i borghigiani festanti; fino a quella orfica, con illustrazioni per autori come Ritsos, Lèopold Sèdar Senghor, Titos Patrikios ed Edoardo Sanguineti, con cui aveva collaborato come illustratore di libri di poesie».
Il percorso espositivo
Il percorso comincia con la sala in cui sono esposte alcune opere degli anni Settanta e Ottanta. «Qui – ha affermato Lepore – si possono riconoscere i caratteri iconografici dell’immaginario dionisiaco carossiano, che diverranno costanti nei “Bacchi” della maturità, dall’acino-moneta ai grappoli d’uva. All’interno di questa sala comincia anche il percorso “Corrispondenze”. Ovvero, una sezione interna alla mostra che presenta opere di artisti astigiani (i pittori Filippo Pinsoglio e Mac, ovvero Gialuigi Delpin, i fotografi Giulio Morra e Fabienne Vigna, la scultrice Antonella Marietta e l’artista digitale Philip Staniscia) poste in dialogo con quelle di Carosso, con cui hanno un’affinità stilistica o tematica. Il tutto per ricreare quello spirito del convivio, dello scambio amichevole volto alla creazione artistica che ha sempre animato le case-atelier di Carosso ad Asti e Atene».
Proseguendo si nota poi la sezione incentrata sul legame di Carosso con la città di Asti e con la Grecia. Vi sono esposte le tele e le sculture che hanno come protagonista il mare, con le sue divinità, le isole e le famose “barche”, in bronzo o dipinte al centro di grandi quadri. Quindi le opere dedicate ad Asti. Tra queste, i due drappi del Palio dipinti da Carosso nell’anno giubilare del Duemila, esposti per la prima volta accanto ai tre bozzetti originali. E ancora, i menu realizzati per la cena del Santo Padre Giovanni Paolo II in visita ad Asti e il bozzetto originale realizzato per la dodicesima edizione del festival AstiTeatro.
«Qui – ha continuato Lepore – si trova anche un’opera molto originale: un olio realizzato sul cartone di una pizza, proposto per un’asta benefica a favore delle vittime dell’alluvione di Asti del 1994 e ora scelto per la copertina della mostra. L’opera raffigura idealmente Bacco ed Orfeo, le due anime guida dell’evento, con al centro lo scudo cittadino coronato e la scritta “Ast”. Così da sottolineare il profondo legame dell’artista con le radici contadine del territorio».
L’installazione
Tra le altre sezioni, la sala dedicata all’installazione “La casa degli istanti”, dove è presente una raccolta di “haiku enoici” (dove l’haiku è un componimento poetico giapponese) firmati da Lepore, illustrati da disegni originali di Carosso, pubblicata nel 1995 dalla casa editrice Diatton di Atene. «In questa sala – ha continuato – i visitatori possono cimentarsi, seguendo le regole indicate appositamente, nella composizione di un haiku sul tema del vino, firmandolo con la propria mail. Ogni settimana sceglieremo il migliore e lo premieremo con una copia del catalogo della mostra».
Il legame con la poesia
A seguire le sale relative alla grafica, con litografie, xilografie, serigrafie dedicate alla città o nate per illustrare libri di poesie. Nella mostra, come nella carriera di Carosso, il legame con la poesia è infatti molto forte, testimoniato, oltre che dalle opere, anche da fotografie e cimeli (tra cui una pietra disegnata da Ghiannis Ritsos con un ritratto di Carosso).
Lungo il percorso si incontrano anche due video: uno propone l’intervista della televisione ellenica ERT in cui Carosso parla della sua arte, all’interno della sala che ricostruisce il suo studio, tra pennelli e tavolozza dei colori; l’altro, sempre della stessa emittente, in cui interpreta come attore la parte di Orfeo.
Orari
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso alle 18) fino al 20 ottobre a Palazzo Mazzetti, in corso Alfieri 357.
Ingresso incluso nello Smarticket che, a seconda del costo, consente l’ingresso a Palazzo Mazzetti o a tutti i siti della Fondazione Asti Musei. Info: 388/1640915.
Photogallery a cura di Mariagrazia Billi