Fra i tanti e commoventi contributi che sono arrivati nel ricordo di Massimo Cotto, quello di Gianluigi Porro, a lungo dirigente del settore Manifestazioni e Cultura del Comune di Asti e oggi presidente della Fondazione Piemonte dal Vivo.
Lo riportiamo integralmente perchè continee anche un “inedito” su un progetto cui stava lavorando proprio con Cotto.
«È difficile per me parlare di Massimo.
Sui giornali, nel web, dappertutto, in questi giorni molti lo hanno descritto raccontando il talento,, la passione, l’autorevolezza e l’unicità del mio amico.
Proprio perché queste righe troveranno spazio su un giornale astigiano provo a raccontare l’esperienza astigiana che ci ha visto protagonisti e che è stata importante, sicuramente per me, ma credo, anzi ne sono sicuro, anche per lui: Astimusica.
L’abbiamo progettata e portata avanti assieme per più di vent’anni (dal 1996 al 2019 ) con passione e divertimento mettendoci ogni anno in gioco, provando ad alzare sempre un po’ di più l’asticella.
Ci pensavo in questi giorni e ho capito che non poteva che essere così perché per Massimo lo stesso titolo del Festival, Astimusica appunto, era una sintesi di due dei “luoghi” che amava di più: la musica, che è stata la ragione di vita di sempre , e Asti. Sì Asti! Amava questa città in un modo a volte, almeno per me, incredibile. E non solo perché ci abita la mamma o perchè ha trascorso momenti importanti con i suoi amici nel periodo dell’adolescenza, amici che ha continuato a “coltivare” sempre. Ma perchè credo trovasse dentro queste mura, in questa “bula di coi” come a volte ci capitava di chiamarla con ironia , un “ luogo dello spirito” , un toccasana rigenerativo. Ecco perché ha deciso di abitare qui con la sua famiglia nonostante il lavoro fosse altrove sobbarcandosi giornalmente viaggi a Milano alle 4 /5 del mattino per la diretta su Virgin Radio.
Ma torniamo ad Astimusica. Un’idea nata, come tante per Massimo, attorno ad un tavolo in una chiacchierata del dopocena che, dopo il via libera di Laurana Lajolo, allora Assessore alla Cultura del Comune di Asti, è stata l’occasione per lavorare insieme, per conoscerci, volerci bene e, nonostante generazionalmente e caratterialmente diversi, diventare amici. Volevamo fare un Festival che fosse anche un momento di incontro, di confronto per la città. La musica era lo strumento, Piazza Cattedrale il luogo, artisti famosi e sconosciuti, molti generi diversi , metà concerti a pagamento e metà gratuiti, durata di almeno 15 giorni consecutivi. Le caratteristiche che lo hanno reso un Festival unico per la sua originalità .
Massimo ci metteva tutta la sua bravura. Ci incontravamo più volte, soprattutto tra febbraio e marzo, per costruire il Cartellone inserendo e tagliando artisti dalle prime bozze, che ne contenevano almeno una trentina, per arrivare ai 15/20 necessari per i giorni a disposizione, cercando di rispettare le caratteristiche di cui sopra e le risorse economiche a disposizione. E poi tutto luglio in piazza Cattedrale a studiare le reazioni degli spettatori, a parlare “..con il nostro pubblico..”, così lo definiva il “custode della piazza “ Maurizio Furlani , a cercare di capire dove avevamo sbagliato, a gioire e ballare su “Because the Night “ di Patti Smith, un mito che mai e poi mai avremmo pensato di vedere sulla “ ..nostra piazza”.
Massimo era bravissimo, soprattutto a individuare i nuovi talenti, le potenzialità nei giovani artisti che poco tempo dopo sarebbero esplosi. Se ci soffermiamo a guardare i cartelloni di Astimusica in questi 25 anni scopriremo che nel Festival sono passati quasi tutti i grandi artisti italiani, non necessariamente nel massimo del loro successo, molti quando non erano ancora conosciuti. Una per tutti nell’edizione 2016 vi erano tra i concerti gratuiti in due serate, per combinazione successive Francesco Gabbani, Ermal Meta e Mahmoud, allora sconosciuti, che avrebbero vinto il Festival di di Sanremo rispettivamente nel 2017, 2018 e 2019. Queste erano perle che il pubblico attento e fedele di Astimusica ha negli anni imparato ad apprezzare dando fiducia ed affetto al suo direttore artistico
La sua curiosità e voglia di sperimentare ci ha portato a costruire insieme molti altri progetti soprattutto nei 5 anni in cui è stato Assessore alla Cultura del Comune di Asti e io ero il dirigente del Settore Cultura e Manifestazioni. Mi ha sempre colpito l’entusiasmo con cui affrontava ogni nuova proposta, ogni nuovo progetto, suo o di altri, la passione del ragazzino che si “ butta“ con gioia in una nuova esperienza.
Le ultime due volte che siamo andati a cena insieme nei mesi scorsi abbiamo continuato a parlare di progetti e di Asti. E’ nata un’idea che ci sarebbe piaciuto realizzare partendo dal basso, mettendoci in gioco, senza sicurezze ma con tanto entusiasmo. Ci siamo lasciati a tarda notte allegri e immersi nelle nostre fantasie e voglia di fare e lui due giorni dopo, professionale come sempre (perchè si “gioca” ma seriamente) mi ha mandato la sintesi del progetto “La Nave dei Folli “( il nome è una sua idea). Sempre attivo, sempre propositivo nonostante i suoi mille impegni.
Ciao Massimo è stato bello lavorare con te e soprattutto esserti amico».