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Economia
Commercio

Calano le vendite dei prodotti di moda, neppure i saldi riescono a invertire il trend

Il direttore di Confcommercio Asti lancia l’allarme: «Di questo passo si vedranno aumentare solo le chiusure dei negozi»

Secondo i dati di Federazione Moda Italia-Confcommercio, a seguito del monitoraggio effettuato sulle imprese associate, le vendite di prodotti di moda (abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile casa e articoli sportivi) hanno registrato un calo medio del 4,6% nel I semestre 2024 e neppure i saldi di luglio sono riusciti a invertire il trend dei consumi, con una perdita media in valore dell’8,1% sullo stesso periodo di luglio del 2023.

«Di questo passo si vedranno aumentare solo le chiusure dei negozi – commenta Claudio Bruno Direttore di Confcommercio Asti – Preoccupa molto il fatto che nel solo 2023 siano spariti dalle nostre strade 5.080 negozi di moda, che hanno lasciato quasi 10.000 persone in cerca di nuova occupazione. Rimane, quindi, un senso d’impotenza per un recupero e rilancio di un settore che rappresenta un fondamentale pilastro dell’economia nazionale, contando 170.828 punti vendita che occupano 299.890 addetti. Come Federazione Moda Italia-Confcommercio stiamo lavorando su più fronti, sia a livello nazionale sia territoriale, per ridare fiducia alle imprese e per diffondere il valore economico e sociale dei nostri negozi di prossimità».

«Da più tempo lanciamo segnali di preoccupazione e allarme di tenuta dell’intero comparto – continua Bruno – Servono, risposte urgenti e concrete con interventi mirati ed innovativi , che coinvolgano tutta la filiera perché se chiudono i negozi di prossimità vengono inevitabilmente coinvolti anche altri soggetti imprenditoriali dalla produzione che vanno dalla materia prima al confezionamento fino agli agenti ed i rappresentanti. È fondamentale che le amministrazioni locali intervengano per sostenere la riqualificazione urbana , non solo attraverso l’utilizzo dei fondi del Pnrr, ma anche dei fondi regionali destinati ai “Distretti del commercio” e che il Governo , in generale , ma in particolare per il settore della moda, faccia valere attraverso il rispetto del principio dello ‘stesso mercato stesse regole’ una tutela dei negozi fisici dai colossi del web».

Da parte della Federazione Moda Italia-Confcommercio, per abbinare ad un’azione diretta al rilancio dei consumi interni, arrivano alcuni suggerimenti come l’introduzione di una detrazione d’imposta sulla dichiarazione dei redditi dei contribuenti per l’acquisto di prodotti di moda sostenibili effettuato nei negozi fisici; l’applicazione di un’aliquota iva agevolata sui prodotti di moda e un credito d’imposta del 30% sulle locazioni commerciali o una cedolare secca sugli affitti commerciali condizionati all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto a seguito di specifico accordo tra locatore e conduttore.

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