Nessuno dei 26 richiedenti asilo ospitati a "Villa Chiara" a Montiglio e allontanatisi nella notte tra giovedì e venerdì, presumibilmente nel tentativo di raggiungere la frontiera
Nessuno dei 26 richiedenti asilo ospitati a "Villa Chiara" a Montiglio e allontanatisi nella notte tra giovedì e venerdì, presumibilmente nel tentativo di raggiungere la frontiera francese, ha fatto ritorno. «Non accade mai che qualcuno torni indietro» conferma Mirella Ruo, presidente della Cooperativa Senape incaricata della gestione della struttura che li ha accolti al loro arrivo in Italia. A lasciare la casa di accoglienza, insieme ai 24 profughi rimasti a "Villa Chiara" in attesa di essere trasferiti in una delle altre strutture operative nel nord astigiano, anche due minori ospitati a Piea e accompagnati a Montiglio giovedì pomeriggio per una visita medica.
«Giovedì sera 17 di loro erano già usciti senza più fare ritorno, venerdì mattina alle 6 non c'era più nessuno» riferisce ancora Mirella Ruo. «I richiedenti asilo non sono in alcun modo prigionieri della struttura che li ospita e talvolta scelgono di allontanarsi ? ha aggiunto il viceprefetto vicario Paolo Ponta – Naturalmente a loro rischio e pericolo, poiché, una volta "fuori" dal circuito dell'accoglienza sono considerati clandestini dalla Questura e dalle forze dell'ordine». Un episodio di cui il sindaco di Montiglio è venuto a conoscenza solo sabato mattina, a seguito di un sopralluogo a "Villa Chiara" da parte del maresciallo della stazione dei carabinieri Giovanni Di Bari.
«Vicende come questa ?- commenta il sindaco di Montiglio Dimitri Tasso, già non troppo entusiasta per l'arrivo nel piccolo Comune e senza alcun preavviso di tutti e 50 i richiedenti asilo destinati alla provincia di Asti – evidenziano quanto sia debole e scadente l'impianto di gestione degli arrivi. Dovrebbero istituirsi primi centri di accoglienza per il rilevamento delle impronte digitali e i dovuti controlli sanitari e, solo in seconda battuta, trasferire i richiedenti asilo alle strutture dislocate sul territorio. Di questo ne stiamo anche parlando in Anci. Il Ministero deve prendersi le sue responsabilità, non può continuare a scaricare l'emergenza su prefetture, forze dell'ordine e amministrazioni locali sprovvisti degli strumenti giuridici necessari a tutelare i residenti dal punto di vista della sicurezza e dell'igiene.»
«Tutti devono fare la loro parte nell'accoglienza, ci mancherebbe, ma – prosegue Tasso – servono anche sistemi di controllo al fine di evitare che richiedenti asilo privi di documenti e, sembra, anche senza controlli sanitari, siano liberi di vagare per il territorio senza alcun controllo. Non solo il Ministero fa precipitare grandi numeri di rifugiati da un giorno all'altro senza avvisare né le istituzioni né gli organi preposti alla sicurezza del territorio, violando i tavoli regionali che dovevano vedere coinvolti i Comuni e l'Anci nel programma di accoglienza profughi e costringendo le Prefetture a fare quello che possono, ma non si preoccupa nemmeno di istituire qualche forma di controllo dei rifugiati ospitati».
I richiedenti asilo ospitati a Montiglio, tutti giovani eritrei di cui cinque ragazze e alcuni minori, erano arrivati, insieme ad altri 24, poi dislocati presso le strutture gestite dalla Cooperativa Leone Rosso, l'Associazione Basso Monferrato Astigiano e l'Albero della Vita, mercoledì sera, dopo un viaggio-odissea di quattro giorni senza cibo. Partiti dalle coste libiche il sabato notte erano stati tratti in salvo da una nave maltese e fatti sbarcare mercoledì pomeriggio al porto di La Spezia per poi essere trasferiti nei diversi territori provinciali.
Marzia Barosso