Gli ingredienti dell’incontro con Giorgio Conte, amato cantautore astigiano, sono stati i ricordi, le risate, la malinconia, le canzoni che, in occasione dell’intervista della giornalista Roberta Scorranese, nell’ambito della prima edizione del Barbera d’Asti Wine Festival – inserito nel programma della Douja d’Or, in corso ad Asti fino al 15 settembre – hanno svelato qualcosa in più di lui. «In genere, sui giornali, vengo descritto come “fratello del più noto Paolo”, ma io sono molto più giovane», ha ironicamente affermato.
Si è parlato degli esordi, di come in casa Conte, con un papà notaio rigoroso e severo, intraprendere la carriera di cantante sarebbe stato disdicevole ma dove, alla fine, la passione e la creatività hanno avuto il sopravvento. Si è parlato di Asti, luogo in cui Giorgio Conte, negli anni giovanili, non si vantava di vivere. «Mi sentivo un provinciale di serie B – racconta – mi sembrava di essere sempre in difficoltà rispetto, ad esempio, ai milanesi. Poi, invece, noi provinciali siamo diventati oggetto di invidia. Ho così iniziato ad amare la campagna e adesso ci abito».
L’università e l’inizio della carriera
Poi ha parlato delle sue vacanze “notarili” e regolari, del papà appassionato di musica «che alla sera ci dedicava un po’ di tempo suonando canzoni dell’epoca, smettendo quando capì che io e Paolo davamo troppa importanza alla musica». Ha raccontato di un Giorgio che si vergognava a dire «voglio fare l’artista», del freno dettato dalla famiglia, dei primi complessini musicali «sempre legati al mondo della scuola», della voglia di libertà, di quell’iscrizione a Medicina per protesta, per non seguire le orme paterne, e dell’accordo ad iscriversi a Giurisprudenza. «Però – ha raccontato – in famiglia avevo annunciato che ci avrei impiegato cinque anni, perché uno volevo dedicarlo in modo serio alla musica».
Intanto, erano gli anni ’60, i fratelli Conte iniziavano ad essere apprezzati come autori. «La canzone che fece da apripista – ha ricordato – fu “Deborah”. Ci cercò Mina, quando Celentano era in un momento critico prendeva uno dei nostri pezzi, come “La coppia più bella del mondo”, “Azzurro”, che se non l’avesse lanciata Celentano forse non avrebbe avuto lo stesso successo».
Da avvocato a cantautore
Un’avventura che ad un certo punto si interruppe. I fratelli presero strade diverse: Paolo rimase nel settore, Giorgio si dedicò alla professione di avvocato fino agli anni ’90, quando una diagnosi nefasta gli fece rivalutare l’antico amore. «Pensai che avrei avuto solo più cinquant’anni davanti», ha sorriso Conte. «Così pensai di porre fine alle rinunce».
Le sue canzoni sono molto amate in Francia, Germania, Canada. Domenica, quando ne ha cantata qualcuna, ha emozionato e spronato a cantare tutta i presenti.