«La mia idea di Asti turistica? Una città che valorizza la sua particolarità: una dorsale di 1,5 chilometri di musei, dal Paleontologico al battistero di San Pietro, lungo corso Alfieri. Un patrimonio pubblico e privato che va promosso e pubblicizzato».
A parlare è Francesco Antonio Lepore, 56 anni, neo presidente della Fondazione Asti Musei, di fresca designazione da parte della Fondazione CrAsti, chiamato a lavorare tre anni insieme al nuovo consiglio di amministrazione.
Presidente, crede nel lavoro di squadra?
Sì, senza dubbio. E sono contento, da insegnante, che questo consiglio di amministrazione sembri più che altro un collegio docenti, dato che è composto quasi esclusivamente da insegnanti, ad eccezione di Livio Negro che, da presidente della Fondazione CrAsti, mi ha dato fiducia e, al contempo, ha accettato di supportarmi in questa avventura come vice.
Cosa si è trovato sulla scrivania?
Il piano triennale approvato dal precedente consiglio di amministrazione, che comprende ad esempio la grande mostra sull’arte di Escher che verrà inaugurata a novembre. Vedremo successivamente quali modifiche apportare.
Cosa condividete del piano?
I suoi capisaldi. Innanzitutto la tutela, valorizzazione e promozione del sistema museale con interventi strutturali necessari per renderlo sempre più moderno e appetibile. In secondo luogo l’ampliamento della rete museale, che attualmente comprende siti museali in città (con gestione comune a livello di biglietteria e personale) e in provincia.
Le “grandi mostre”
E’ favorevole alle cosiddette “grandi mostre”, le esposizioni che ormai dal 2018 vengono allestite a Palazzo Mazzetti, incentrate su autori e opere illustri?
Sì, perché hanno dimostrato di aver portato risultati importanti in termini di visitatori, consentendo l’ingresso di Asti nei grandi circuiti turistici e aprendole le porte della collaborazione con grandi musei. Faccio un esempio. La mostra con le opere di Caravaggio, che in termini di sbigliettamento ha dato risultati inferiori alle previsioni, ha rappresentato comunque un investimento importante perché ci ha consentito di ospitare due importanti opere provenienti dal Museo Ambrosiano e dalla Galleria Borghese. Un risultato molto difficile da ottenere.
Pensa di continuare su questa strada?
Sì, aprendo ulteriormente la collaborazione verso musei internazionali, sfruttando i contatti del nostro personale interno, composto da circa dieci dipendenti, che va valorizzato dal punto di vista professionale. Mi riferisco in particolare ad Andrea Rocco, conservatore dei beni di Palazzo Mazzetti.
Come in passato, poi, Asti Musei continuerà ad abbinare ai grandi eventi della stagione invernale altre mostre durante l’anno.
Lei è stato curatore di una antologica sull’arte di Carlo Carosso terminata domenica. Che idea si è fatto in due mesi e mezzo in cui ha frequentato assiduamente Palazzo Mazzetti?
Mi sono reso conto che Asti è una città molto più apprezzata dagli stranieri, sempre generosi di commenti entusiastici, che spesso dai suoi cittadini. I quali però, se la riscoprono, poi non la abbandonano più.
Conferma che le grandi mostre aiutano anche a promuovere gli altri musei cittadini inseriti nella rete grazie al biglietto cumulativo SmarTicket?
Sì, come emerge dai numeri degli ingressi. Almeno la metà di coloro che visitano le grandi mostre si recano anche negli altri musei cittadini.
La rete museale e il progetto
A questo proposito, due musei cittadini – il Paleontologico e il Museo diocesano – sono esclusi dalla gestione comune, anche se da tempo si parla di un loro coinvolgimento. Ci può aggiornare?
Sicuramente riprenderò il discorso in merito al Museo diocesano. Per quanto riguarda il Paleontologico la questione è più complicata perché è un museo legato alla Regione Piemonte, dotato di personale specializzato. Ad oggi è inserito nella rete a livello di promozione in sinergia con la rete, che in futuro puntiamo ad incrementare.
Più difficile, come dicevo, la gestione comune con i nostri dipendenti, che assicurano l’apertura sette giorni su sette, peraltro con un grande sforzo.
A questo riguardo, però, non bisogna dimenticare tutte le realtà che insistono sulla dorsale della città, peculiarità tutta astigiana.
A cosa si riferisce?
Il mio obiettivo è puntare sulla dorsale dell’Asti turistica, quel chilometro e mezzo che la attraversa nel centro storico, dal Museo Paleontologico al cattistero di San Pietro, su cui gravitano realtà pubbliche e private di vario tipo: dal Diavolo Rosso al Magmax, fino al futuro Museo del cinema che aprirà a Palazzo Ottolenghi. Un patrimonio che va promosso organizzando mostre e valorizzando le collezioni esistenti, così da poter contare su musei moderni, accoglienti e ben pubblicizzati.
Come viene declinata la sinergia con i musei dislocati nei paesi della provincia inseriti nella rete museale?
In questo caso Asti Musei garantisce il supporto a livello scientifico e di promozione.
Quali sono le criticità della rete, secondo lei?
Prima di rispondere, preferisco effettuare uno screening accurato della rete, a livello strutturale e di esigenze. L’obiettivo è rendere la cultura in città sempre più fruibile e sostenibile, ovvero in linea con le nostre forze. Mi spiego. Considerato che Asti Musei è finanziata dalla Fondazione CrAsti, che distribuisce ogni anno sul territorio circa 4 milioni di euro, un errore di valutazione di Asti Musei andrebbe a sottrarre risorse a capitoli quali l’istruzione e le politiche sociali.
Dalla concretezza ai desideri. Un suo sogno?
Mi piacerebbe che i musei di Asti diventassero un punto di ritrovo, di riferimento per dare un appuntamento in città, oltre che un luogo in cui storici dell’arte e creativi si incontrano per fornire contributi e stimoli. Diventerebbero il perno della rinascita culturale della città.
LA SCHEDA: LA FONDAZIONE ASTI MUSEI
La Fondazione Asti Musei è stata creata nel 2018 dalla Fondazione CrAsti.
Proprietaria di Palazzo Mazzetti e principale finanziatore, la Fondazione CrAsti ha poi accolto il Comune di Asti con l’obiettivo di gestire insieme i musei cittadini. Da lì un percorso che ad oggi comprende otto siti in città e altrettanti in provincia, con gradi di collaborazione differenti.
Dopo le dimissioni del presidente Mario Sacco lo scorso 5 ottobre, il cui mandato era comunque in scadenza alla fine del mese, la Fondazione CrAsti ha designato come presidente, il 12 ottobre, Francesco Antonio Lepore, insegnante, poeta, giornalista e già consigliere della Fondazione Asti Musei. A lavorare con lui, nel nuovo consiglio di amministrazione, il vice Livio Negro (presidente della Fondazione CrAsti), Elisa Piana (insegnante e storica dell’arte), Chiara Accornero (docente e storica dell’arte) ed Edoardo Angelino (professore in pensione e scrittore).
Tutti gli incarichi sono a titolo gratuito in obbedienza alle regole di adesione al circuito Art Bonus.