Si è chiusa poco fa la lunga requisitoria del pm Lucignani per tirare le fila delle accuse rivolte all’ex sindaco di Santo Stefano Roero, Renato Maiolo, alla segretaria comunale Anna Maria Di Napoli, alla responsabile del servizio finanziario Federica Borello e a tre professionisti che lavorarono per il Comune: Giovanni Careglio, Cinzia Gotta e Marco Musso.
Per Maiolo è stata chiesta la condanna più pesante, ovvero 6 anni di reclusione; cinque anni per Di Napoli, Gotta e Borello. Quattro anni per Careglio e 2 anni e 8 mesi per Musso che è entrato nel processo per un solo capo di imputazione.
Il processo è noto come “Feudo 1”, dal nome in codice dato dalla Guardia di Finanza che era stata inviata dalla Corte dei Conti dopo l’esposto di un residente che aveva posto un quesito molto semplice: come aveva potuto, un Comune di soli 1300 abitanti, accumulare fino all’anno 2021 un disavanzo in bilancio di oltre 2 milioni e 700 mila euro? E, soprattutto, con un tale debito, perchè avventurarsi nella realizzazione di un nuovo centro sportivo?
Da qui l’indagine che avrebbe portato necessariamente a spulciare tutte le delibere, le determine, i mandati di pagamento, le partecipazioni a bandi regionali, i finanziamenti ricevuti e le quote da pagare spettanti al Comune.
Negli anni, secondo le indagini e le accuse poi riassunte dalla Procura, il Comune di Santo Stefano Roero ha accumulato debiti perchè affidava incarichi a professionisti e imprese senza impegno di spesa non iscrivendo poi a bilancio i cosiddetti “residui passivi”. I pagamenti ai professionisti avvenivano sempre con lo strumento dell’anticipo di somme di denaro, a credito e con interesse, da parte della Tesoreria per consentire di onorare il saldo delle fatture. E questo, di anno in anno, ha portato alla ragguardevole cifra che sfiora i 3 milioni di euro.
Le conclusioni del pm Lucignani esposte poco fa, sono state anticipate, in apertura di udienza davanti al collegio formato dal presidente Giannone con le colleghe Rosso e Dunn, da un fuoco incrociato di eccezioni sollevate su una questione giuridica che ha spinto gli avvocati (Berardi e Zunino in testa) a chiedere l’inutilizzabilità della gran parte di documenti in mano all’accusa e delle testimonianze che riguardavano quei documenti.
Gli avvocati difensori, infatti, hanno eccepito che i documenti sequestrati durante le perquisizioni, vennero poi dissequestrati senza darne comunicazione alle parti e in un momento processuale, (dopo il decreto che disponeva il giudizio), in cui il pm non aveva più il potere di farlo. In questo modo, hanno ancora eccepito i difensori, si è interrotta la “catena di custodia” dei documenti (prevalentemente delibere e determine) sui quali si fonda il processo. Non è stata trovata neppure traccia nè del deposito di questi documenti sequestrati alla Cancelleria Corpi di Reato nè del successivo affidamento alla Guardia di Finanza in quanto polizia giudiziaria operante.
Contestato anche il fatto che in un primo tempo dell’indagine il pm avesse disposto il sequestro di documenti poi dissequestrati senza mai essere sottoposti al giudizio del Gup. Alcuni avvocati hanno anche eccepito il deposito tardivo delle copie forensi di tutti i pc del Comune, quelli personali degli imputati e i loro telefoni cellulari: deposito copiosissimo avvenuto solo venerdì scorso per l’udienza di oggi e con impossibilità di fare copia, lunedì primo giorno utile, per ragioni tecniche.
Il pm Lucignani ha respinto tutte le eccezioni ritenendo che, sostanzialmente, si è trattato di produzioni documentali note e reperibili dalle difese fin dall’inizio del procedimento e che solo una minima parte era “inedita”. I dissequestri erano stati eseguiti per consentire la restituzione della documentazione al Comune di Santo Stefano per il prosieguo delle sue attività amministrative.
Linea accolta dal Collegio che ha respinto la richiesta di inutilizzabilità degli atti (che di fatto avrebbe svuotato il processo) e ha dato la parola al pm per fare le sue richieste di condanna.
Nelle prossime udienze parleranno i difensori. Presente anche la parte civile, il Comune di Santo Stefano Roero con il nuovo sindaco rappresentato dall’avvocato Giulio Calosso.