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termovalorizzatore e Massimo Cerruti
Attualità
Ambiente

Secco no del Movimento 5 Stelle all’ipotesi di un termovalorizzatore ad Asti

Il coordinatore pentastellato Massimo Cerruti interviene per spiegare i motivi che ritiene essere sufficienti per dire no all’impianto sul nostro territorio

Continua il dibattito politico sull’ipotesi di ospitare ad Asti il nuovo termovalorizzatore del Piemonte. Nulla è stato ancora deciso, ma l’amministrazione comunale del sindaco Rasero sta facendo tutte le valutazioni del caso per decidere se proporre la città, entro la fine di dicembre, a poterlo ospitare nel caso non venisse implementata la capacità di trattamento dell’inceneritore del Gerbido, a Torino. Sul caso riceviamo e pubblichiamo l’intervento del coordinatore provinciale e consigliere comunale del Movimento 5 Stelle di Asti, Massimo Cerruti.

 

Astigiani, siete d’accordo ad un inceneritore ad Asti che bruci 250 mila tonnellate di rifiuti ogni anno? Io no, perché:

1) L’inceneritore ostacola il riciclo: la strada è potenziare la differenziata: bruciare i rifiuti deve essere l’ultima cosa da fare.
Prima viene la prevenzione con la riduzione dei rifiuti in tutte le fasi dalla progettazione, alla realizzazione sino al consumo; poi il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di ogni altro tipo con l’obiettivo tracciato dal Parlamento Europeo a febbraio 2021 di una economia completamente circolare entro il 2050. Solo alla fine come estrema ratio la combustione con il recupero del calore ma l’Italia è tra gli stati con una sovracapacità di incenerimento, all’interno di uno scenario in cui le norme sulla raccolta differenziata ridurranno sempre più la quantità di rifiuti potenzialmente disponibili per l’incenerimento.

2) Anche l’Europa considera l’incenerimento dei rifiuti attività che reca danno significativo all’ambiente ponendolo al penultimo posto della scala delle priorità in quanto consuma risorse e provoca alterazione ambientale potendolo utilizzare SOLO dopo aver completato le precedenti. Gli impianti che bruciano rifiuti anche quelli per produrre energia sono esclusi dal finanziamento UE e dal 2026 gli inceneritori dovranno acquistare i crediti per compensare le emissioni clima alteranti. La termovalorizzazione quindi non è dunque coerente con gli obiettivi di riciclaggio più ambiziosi, creerebbe forti ostacoli alla prevenzione e al riciclo dei rifiuti ed in un sistema economico circolare (al quale tutti aspiriamo) l’inceneritore non ha senso di esistere e men che meno ha senso che se ne costruiscano di nuovi.

3) Asti, nella fattispecie geomorfologica con le sue colline, il vino, le produzioni orticole, il paesaggio subirebbero un danno enorme a tutti i livelli da un impianto così impattante.

4) Incenerire non significa eliminare rifiuti bensì raddoppiarli! Tramite il processo di combustione si riesce solo a ridurre fino al 70% la loro massa solida. Cioè, se si bruciano 250 mila tonnellata di rifiuti in un anno, ne rimangono circa 75.000 (sotto forma di scorie e ceneri che poi devono essere trattate come rifiuti speciali data la loro tossicità e pericolosità e stoccate in discariche apposite). Altro problema è che i rifiuti hanno un basso potere calorifico, non sono un buon combustibile e quindi servirebbe l’aggiunta di ulteriori altri materiali che fungano da combustibile ausiliario (come il metano) che farebbero però lievitare il costo di gestione dell’inceneritore oppure calce viva e una rilevante quantità di acqua ottenendo alla fine del processo tra fumi, ceneri solide, ceneri volanti, acqua sporca e gesso una massa doppia di quella iniziale da smaltire! Con pure l’aggravante di aver trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico!

5) A questo punto vale la pena citare il famoso postulato di Lavoisier sulla conservazione della massa: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Dove sono finite quelle 175.000 t annue iniziali che mancano all’appello? Non possono essere scomparsi nel nulla! Sono passate dallo stato solido allo stato gassoso nei cieli astigiani sottoforma di gas o fumi.
Un inceneritore produrrà infatti emissioni gassose in atmosfera (sia attraverso il camino sia durante lo stoccaggio dei rifiuti in attesa di essere inceneriti), liquidi scaricati in acqua, odori, rumori, vibrazioni. Dal punto di vista sanitario infatti, l’incenerimento è senza dubbio il peggior modo di trattare i rifiuti, perché ne riduce solo il volume. Da un solo tipo di scarto ne derivano tre (aeriformi, liquidi, solidi), ciascuno dei quali contenente sostanze tossiche, mutagene e cancerogene.

6) I sistemi di depurazione dei fumi non evitano i rischi per la salute.
L’’aumento delle temperature, se da un lato riduce (non elimina) la produzione di certi inquinanti (per esempio diossine), dall’altra aumenta la produzione di ossidi di azoto e soprattutto di particolato il quale quanto più è fine, tanto più difficile è da intercettare anche per i più moderni filtri. Il loro abbattimento è poi affidato ad un depolveratore che se anche arrivasse a garantire una rimozione delle PM10 prodotte, non fermerebbe le nanopolveri (PM 0,1) ben più numerose e pericolose. Per tale motivo le polveri emesse sono considerate particolarmente nocive.

7) Il problema principale delle diossine è che sono certamente cancerogene e bioaccumulabili, sono solubili nei grassi (liposolubili). Ciò significa che una volta assunte, esse si accumulano in essi. Perciò, ammesso e non concesso che gli inceneritori di ultima generazione producano pochissima diossina, quella stessa si bioaccumulerebbe e persisterebbe negli anni entrando anche nella catena alimentare. Per questo motivo e per il precedente punto vivere nei pressi di un inceneritore rischia di essere molto pericoloso.

8) Tali impianti sono quindi molto costosi e hanno bisogno di personale altamente qualificato per una corretta gestione ed una costante manutenzione

In sintesi, ad Asti non avremmo più il solo problema delle micro-polveri PM10 ma anche quello delle nano-polveri talmente minuscole e pericolose da penetrare nel nucleo delle cellule umane senza manco scalfire la membrana, i rifiuti nocivi da smaltire, il traffico e le emissioni continue di autoveicoli per il trasporto in andata e ritorno… Inquinamento, traffico, rischi per la salute ad Asti bastano e avanzano. Rimango quindi basito dalle dichiarazioni di coloro che si professano a favore e ancora di più dalle motivazioni addotte. L’Assessore “contro l’ambiente” ad esempio arriva a sostenere (per sentito dire…) che a Torino con la costruzione dell’impianto “l’aria è più pulita di prima” quando invece la polvere entrava dalle finestre. Come si fanno a ritenere serie affermazioni del genere? Perché non proporre allora a chi soffre di problemi respiratori soggiorni di salute non al mare od in montagna bensì al Gerbido di Torino?

Chiedo all’amministrazione di non candidare Asti e gli astigiani a questo cupo scenario per i soliti interessi economici di parte.

Massimo Cerruti, Coordinatore M5S Asti e Provincia

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