Appena appena al di sotto della richiesta di pena avanzata dal pm Deodato la condanna che ha colpito il titolare dell’agriturismo Le Querce di Vareglio di Canale all’epoca in cui nella sua azienda agricola avvenne un tragico infortunio sul lavoro.
Era il maggio del 2019 e per l’azienda di Canale lavorava un giovane operaio, Giacomo Rosso, 23 anni, residente in paese.
Il giovane operaio, durante un trasbordo di rotoballe da un trattore ad un bobcat, a causa della caduta di uno dei grandi rotoloni di fieno, urtò violentemente il capo contro la cabina della minipala. Le sue condizioni apparirono subito gravissime ai primi soccorritori che, in eliambulanza lo trasportarono al Cto di Torino dove, quattro giorni dopo, si spense a causa delle lesioni gravissime riportate nell’infortunio.
Per quell’incidente in azienda, il titolare finì sotto indagine e il pm Deodato avviò una serie di meticolosi accertamenti immediati sul luogo dell’infortunio, diede incarico di sentire a sommarie informazioni tutti gli altri presenti in azienda e incaricò degli specialisti sia per una consulenza medico legale, sia per quella ingegneristica al fine di accertare la dinamica dell’infortunio. Una terza consulenza venne affidata per tracciare e analizzare le tracce di sangue presenti sul luogo dell’infortunio sempre volte alla ricostruzione dell’accaduto.
Tutto questo lavorò confluì in un rinvio a giudizio a carico del titolare per non aver adottato le misure necessarie per una corretta formazione del giovane operaio oltre alla responsabilità di non aver provveduto a realizzare un deposito di rotoballe conforme alle norme sulla sicurezza segnatamente in riferimento alle norme che impongono che la zona di lavoro e di passaggio siano difesi contro eventuali cadute di materiali durante le movimentazioni.
L’imputato, difeso dall’avvocato Roberto Ponzio di Alba, durante la deposizione in aula aveva messo in dubbio la dinamica dell’accaduto e aveva affermato che, quel giorno, le operazioni di movimentazioni erano state effettuale al di fuori della prassi e delle indicazioni date. Il suo difensore, nell’arringa, aveva chiesto l’assoluzione perchè “il fatto non costituisce reato”.
Di diverso avviso invece il pm Deodato che invece, proprio sulla base della lettura delle varie consulenze e relazioni tecniche, riteneva l’imputato responsabile dell’infortunio con la richiesta finale di condanna a 2 anni di reclusione.
Il giudice Dematteis ha accolto la tesi del pm e ha condannato l’imputato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione dettando la sospensione condizionale della pena. Ha anche ordinato il dissequestro e la restituzione del bobcat.
Il processo avrà anche una “coda”: per uno dei testimoni è stata trasmessa copia degli atti in Procura con ipotesi di falsa testimonianza.